martedì 7 febbraio 2012

VATICANO, BERTONE CONTRO TUTTI

di Sandro Magister
Prima si è messo contro i vescovi. Poi ha giocato in proprio sul San Raffaele. Quindi ha invaso addirittura il terreno del Papa. E adesso un plico di lettere segrete rischia di mettere fine alla parabola del segretario di Stato.
In Vaticano non ci si combatte con camion e forconi, ma a colpi di carte. Sabato 28 gennaio il consiglio dei ministri della curia romana, presente il papa, ha dedicato una parte della sua riunione a studiare come mettere un argine alle fughe dei documenti. 

Ed erano passati solo tre giorni dall'ultima clamorosa fuga: un blocco di lettere confidenziali scritte a Benedetto XVI e al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone dall'allora segretario del governatorato della Città del Vaticano, oggi nunzio a Washington, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò.
Quelle lettere, più altre carte scottanti che minacciano anch'esse di uscire allo scoperto sulla stampa o in tv, sono un atto d'accusa contro una persona su tutte: quel cardinale Bertone che ha introdotto la citata riunione dei capidicastero di curia spiegando lui come elaborare e pubblicare i documenti della Santa Sede senza più gli infortuni che ne hanno costellato la storia recente. Ci vogliono, ha detto, più competenza, più collaborazione, più fiducia reciproca, più riservatezza. Benedetto XVI ascoltava in silenzio. Gli veniva in mente la peggior prova di malgoverno curiale da lui patita da quando è papa: la valanga di proteste che lo investì non per sua colpa all'inizio del 2009 dopo la revoca della scomunica a quattro vescovi lefebvriani tra i quali uno che negava la Shoah. Dopo quell'incidente, in una lettera aperta ai vescovi di tutto il mondo, papa Ratzinger non esitò a scrivere che gli era venuto più sostegno da "amici ebrei" che da tanti uomini di Chiesa e di curia più interessati a far terra bruciata attorno al papa. E nel finale citò questo terribile monito dell'apostolo Paolo: "Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri".
Di morsi, nelle lettere di Viganò ce ne sono in abbondanza. Prima come direttore del personale della curia vaticana, poi come segretario del governatorato, questo settantenne prelato lombardo ha aggredito molte cose che non funzionavano e si è fatto un gran numero di nemici. Quando, per cominciare, impose a tutti in curia una tessera elettronica di identificazione e localizzazione, la rivolta in difesa della vita privata si levò universale, ma lui tenne duro. Bertone stava allora dalla sua parte. Anzi, assicurò a Viganò, passato al governatorato, la vicina promozione a governatore dello Stato della Città del Vaticano e a cardinale. Sono nomine che solo il papa può fare, ma che Bertone usa amministrare in proprio con disinvoltura, come fossero cosa sua. Una volta, ad esempio, garantì con tale granitica sicurezza a monsignor Rino Fisichella la sua promozione a numero due della congregazione per la dottrina della fede che questi preparò il trasloco e congedò il proprio segretario, salvo poi scoprire che il nominato dal papa era un altro.
L'invasione di campo è una nota costante dell'operato del cardinale Bertone, gran tifoso di calcio. Nell'autunno del 2006, da poco nominato segretario di Stato, si mise subito in azione per rifare a suo piacimento il vertice della conferenza episcopale italiana. Pur di impedire al cardinale Angelo Scola di succedere al presidente uscente Camillo Ruini, Bertone candidò a nuovo presidente un uomo di secondo piano a lui docile, l'arcivescovo di Taranto, il cappuccino Benigno Papa. E tanto martellò la cosa che la stampa nazionale in coro la diede per fatta. Mancava solo il "placet" di Benedetto XVI, al quale soltanto spettava la nomina e che invece scelse l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Ma Bertone non rientrò affatto nei ranghi. Il giorno dell'insediamento del nuovo presidente della Cei, il 25 marzo 2007, indirizzò a Bagnasco un messaggio di saluto - scritto tutto di testa sua, di nascosto anche dal papa - nel quale rivendicava alla propria persona, in quanto segretario di Stato, la "guida" della Chiesa italiana per quanto concerne i rapporti con le istituzioni politiche. Tra i vescovi fu una sollevazione. E da allora non li ha più abbandonati il sospetto che Bertone riprovi ogni volta ad invadere il loro campo. Il contrasto tra la segreteria di Stato e la Cei è ormai il ritornello obbligato di ogni analisi dell'azione politica della Chiesa in Italia.