Una campagna governativa punta a ridimensionare la presenza (sostenuta con fondi pubblici) dei religiosi negli ospedali
GIACOMO GALEAZZI CITTÀ DEL VATICANO
Dio salvi il cappellano. Nel Regno Unito i vescovi lottano per salvare la figura del cappellano negli ospedali, cancellata dalla campagna governativa che punta ad escludere l'influenza religiosa dal Servizio sanitario nazionale.
Nel biennio 2009-2010 in Gran Bretagna sono stati spesi 29 milioni di sterline per pagare i cappellani ospedalieri. Il Concilio Vaticano II ha raccomandato ai vescovi di «suscitare nel proprio popolo, specialmente in mezzo ai malati e sofferenti, delle anime che con cuore generoso sanno offrire a Dio le loro preghiere e penitenze per l’evangelizzazione del mondo» (Ad gentes, 38).
Uno studio del National Health Service ha dimostrato che non vi è alcuna correlazione positiva tra quanto speso dagli ospedali per i servizi offerti dai religiosi e la qualità complessiva delle cure prestate ai pazienti. Un confronto tra le spese effettuate da ospedali simili ha messo in evidenza rilevanti variazioni e la possibilità di risparmiare 18,5 milioni di sterline se tutte le strutture si adeguassero agli standard nazionali. Il taglio dei cappellani consentirebbe di risparmiare una cifra sufficiente a stipendiare 1000 assistenti infermieri per un anno. «I contribuenti saranno scioccati nell’apprendere quanti soldi della spesa sanitaria vengono deviati per pagare i cappellani- commenta Keith Porteous Wood, direttore esecutivo della National Secular Society-.Non proponiamo di eliminare i cappellani dagli ospedali, ma il loro costo non dovrebbe essere sostenuto con fondi pubblici, soprattutto quando vengono tagliati i servizi clinici ai pazienti. Abbiamo proposto che questi servizi vengano pagati attraverso le fondazioni di beneficenza, sostenuti dalle chiese e dei loro parrocchiani».
Da tempo nel Regno Unito una alleanza di parlamentari sta tentando di introdurre negli ospedali britannici un cappellano per ciascuna delle più importanti religioni lanciando una campagna di pressione per garantire la cura pastorale dei malati. Il gruppo che si chiama «All Party Parliamentary Group for Chaplaincy» ha il sostegno di oltre quaranta membri della Camera dei Comuni di religioni diverse. Il governo britannico negli ultimi anni ha detto di voler ridurre il numero dei cappellani negli ospedali e garantire un unico rappresentante «multireligioso» che si occupi di pazienti di religioni diverse.
Un rapporto compilato dal centro studi religioso «Theos» ha rivelato che tagli nel budget degli ospedali negli ultimi anni hanno già ridotto il numero dei cappellani del 17%. «La nostra paura è che i cappellani vengano visti come una figura della quale si può fare a meno», ha precisato Mike Penning, presidente del gruppo parlamentare.
In Italia sono un migliaio (sui 36mila complessivamente in servizio nelle diocesi) i sacerdoti che esercitano il proprio ministero nei luoghi della sofferenza e della fragilità umana: Ospedali, nosocomi, rsa, hospice per malati terminali. E mentre in Gran Bretagna i vescovi si battono per scongiurare la loro scomparsa, nella Repubblica Ceca viene riconosciuto il valore dei cappellani ospedalieri. «Il servizio dei cappellani ospedalieri è estremamente necessario ed importante, non soltanto per i pazienti e per le loro famiglie, ma anche per il personale ospedaliero», ha dichiarato nelle scorse settimane il ministro della Sanità della Repubblica Ceca, Leos Heger, durante il suo incontro con l'arcivescovo di Praga e presidente della Conferenza episcopale, mons. Dominik Duka, e con il presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese, Joel Ruml. I partecipanti all'incontro hanno concordato che i luoghi di cura godranno del sostegno ufficiale per il servizio spirituale negli ospedali e negli istituti sanitari del Paese. In collaborazione con le Chiese, il ministero della sanità elaborerà un quadro legislativo in merito alla presenza e all'opera dei cappellani. Finora tale servizio è stato fornito sulla base di un trattato sulla pastorale nelle strutture sanitarie, sottoscritto tra la Conferenza episcopale della Repubblica Ceca ed il Consiglio ecumenico delle Chiese nel 2006.
In Italia è attiva l’Aipas, l’associazione di pastorale sanitaria. Un’aggregazione che raccoglie operatori della pastorale sanitaria: sacerdoti diocesani e religiosi, diaconi, membri di istituti religiosi maschili e femminili, laici. L’Aipas lavora per promuovere la presenza e l’azione pastorale della Chiesa nel mondo della sanità e la formazione umana e cristiana degli operatori socio-sanitari. Formula proposte a livello ecclesiale, politico e sociale per la tutela della dignità della persona umana in tutte le fasi della gestione e della cura della salute, favorendo la comunione spirituale e lo scambio di esperienze tra i cappellani ospedalieri. Tra gli obiettivi ci sono quelli di curare la formazione permanente e l’aggiornamento sui temi e problemi concernenti la pastorale, la cultura, la legislazione sanitaria e tutelare nelle strutture socio-sanitarie il decoroso ordinamento del servizio di assistenza religiosa nonché la posizione giuridica e la professionalità degli operatori pastorali sanitari. L’Aipas rappresenta l’ultima evoluzione di una precedente associazione, denominata Ancro (Associazione nazionale cappellani e religiosi ospedalieri) nata ufficialmente il 13 novembre 1986 dall’impegno di collaborazione dei quattro Ordini religiosi maggiormente presenti nel mondo sanitario: Frati Minori, Frati Minori Cappuccini, Fatebenefratelli e Ministri degli Infermi (Camilliani). C’erano già stati nei decenni precedenti dei tentativi non riusciti di creare in Italia un’associazione di cappellani ospedalieri.