mercoledì 22 febbraio 2012

Quel clero diviso

Nel mondo cattolico di lingua tedesca è ormai guerra aperta tra correnti liberali e conservatrici. Gli appelli (e i “contro-appelli”) non si contano più

alessandro alviani

berlino

La contrapposizione nel mondo cattolico di lingua tedesca tra correnti liberali e correnti conservatrici ha portato a “un'aperta spaccatura” all'interno del clero. Lo scrive il settimanale Der Spiegel nel suo ultimo numero. A condurre all'escalation una contrapposizione che cova ormai da mesi è un comunicato diffuso lo scorso fine settimana dalla 'Rete dei preti cattolici', un gruppo di ispirazione conservatrice che riunisce circa 500 parroci. Nella nota, firmata dai preti Guido Rodheudt, Hendrick Jolie e Uwe Winkel e sottoscritta da sacerdoti tedeschi, austriaci e svizzeri, viene duramente attaccato l'“Appello alla disobbedienza” pubblicato la scorsa estate dall''Iniziativa dei preti', una corrente liberale che ha le sue radici in Austria e che chiede di rivedere le posizioni della Chiesa sugli omosessuali, sul celibato e sull'accesso delle donne al sacerdozio. "L'Iniziativa dei preti è un ulteriore, triste sintomo dello scisma di fatto che si è verificato da tempo, sotto gli occhi dei vescovi, nell'area di lingua tedesca”, si legge nel comunicato della 'Rete'. Tale scisma "non divide i laici dagli ecclesiastici, né i Paesi di lingua tedesca dalla Curia romana”, bensì coloro che accettano la dottrina e l'ordinamento della Chiesa da quelli che sono sulla strada verso la “creazione di una loro Chiesa”.



Nel documento si critica con durezza anche la reazione dei vescovi all''Appello alla disobbedienza'. L'impressione è che “i vescovi abbiano timore di parlare chiaramente e preferiscano stare a guardare come si mina l'autorità del Papa come pastore dell'intera Chiesa”. Ormai nei Paesi di lingua tedesca “coloro che richiamano l'attenzione sulle forme di disobbedienza liturgica e dottrinale vengono definiti 'sleali', mentre coloro che lanciano appelli alla disobbedienza vengono corteggiati” e ricevono le attenzioni maggiori, il che consente di trarre delle conclusioni “sull'atteggiamento mentale di coloro che sono responsabili delle diocesi nell'area di lingua tedesca”.


Il documento si conclude con un appello ai vescovi a “intervenire con decisione contro i dubbi 'sforzi di riforma' dell'Iniziativa dei preti": chi si limita a guardare "pecca contro l'unità della Chiesa. Il tempo stringe".


Lo scorso giugno l''Iniziativa dei preti', che conta circa 400 membri, ha diffuso un appello in cui chiede tra l'altro di aprire il sacerdozio alle donne e alle persone sposate, annuncia di voler dare l'eucarestia anche a divorziati e risposati, a membri di altre chiese cristiane e, in alcuni casi, anche a chi ha abbandonato la chiesa, ed esprime solidarietà ai preti che non possono esercitare più le loro funzioni perché hanno scelto il matrimonio. L'appello, lanciato dal sacerdote Helmut Schüller, resta molto popolare in Austria: secondo un sondaggio diffuso dal quotidiano Die Presse il 20 febbraio, due austriaci su tre (il 68%) sono convinti che l'Iniziativa non si arenerà tanto rapidamente, anzi, l'82% ritiene “non sia più possibile fermarla”. L'89% è convinto che anche le donne debbano avere accesso al sacerdozio e il 60% pensa che l'obbedienza non rientri tra gli obblighi dei cattolici.


Grande approvazione riscontra anche il nuovo appello diffuso a gennaio dall''Iniziativa', un elenco di cinque “Nein” che si conclude così: “diciamo NO a un diritto canonico che pronunci sentenze troppo dure e impietose nei confronti dei divorziati che osano risposarsi, di coloro che amano persone del loro stesso sesso e vivono con loro un rapporto di coppia, dei preti che falliscono nel celibato e avviano una relazione e dei molti che obbediscono più alla loro coscienza che a una legge fatta dagli uomini”. Secondo il sondaggio di “Die Presse”, tale appello viene sostenuto dal 67% degli austriaci.

http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/germania-germany-alemania-austria-12872/
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