Secondo i rappresentanti legali della Diocesi di Burlington (in Vermont, Stati Uniti), un giudice non può condannare la diocesi al pagamento dei danni nel processo per gli abusi sessuali di un suo sacerdote su di un bambino, perché si tratterebbe di una violazione del diritto alla religione. Questo sostengono nel processo intentato dalla vittima delle molestie del prete Edward Paquette nei confronti della diocesi.
A partire dal 2002 la diocesi è stata coinvolta in 46 processi per abusi su minori da parte di suoi sacerdoti. Nel maggio 2010 chiuse 26 di questi processi
A partire dal 2002 la diocesi è stata coinvolta in 46 processi per abusi su minori da parte di suoi sacerdoti. Nel maggio 2010 chiuse 26 di questi processi
accettando di pagare 17,6 milioni di dollari alle vittime; per racimolare la somma, ha dovuto vendere la propria sede per 10 milioni di dollari. Ma questo accordo ha riguardato solo una parte dei processi, e altri nove processi - sempre per abusi su minori da parte di sacerdoti della diocesi - sono stati iniziati nel frattempo.
I legali della diocesi affermano che una condanna a pagare danni alle vittime sarebbe una violazione del diritto alla religione garantito dalla Costituzione statunitense (in particolare, dal Primo emendamento), se l'ammontare fosse superiore alla disponibilità della diocesi. In questo caso si profilerebbe la bancarotta della diocesi e questo, secondo l'interpretazione dei legali della diocesi, sarebbe una violazione dei diritti dei cattolici della diocesi.
La pretesa della diocesi è stata rigettata dai legali delle vittime, i quali sottolineano che il Primo emendamento non è un rifugio per i criminali e che altre otto diocesi statunitensi hanno dovuto dichiarare bancarotta a seguito dei risarcimenti per le vittime di preti pedofili, e nessuna di loro ha chiuso i battenti. La strategia scelta dalla diocesi, inoltre, «dimostra ulteriormente che la diocesi non si cura dei sopravvissuti degli abusi dei preti», ed è stata scelta solo «per tirare i processi il più a lungo possibile e rendere la vita delle vittime la più difficile possibile».