A Ferragosto fa sempre caldo. Ma mai quanto potrebbe essere caldo il dibattito sulle unioni gay nel corso della prossima campagna elettorale. E’ per questo che l’Uaar ha deciso di realizzare questo piccolo promemoria. Non dimenticando di ricordare che il tema è inevitabilmente intrecciato a un’altra grande questione laica irrisolta: il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, che sono in maggioranza eterosessuali. L’Italia è l’unico paese dell’Europa occidentale a non aver ancora provveduto a tutelarle con una legge specifica.
Che il tema sia caldo l’hanno mostrato molto bene i 173 parlamentari Pdl (ma non solo) che hanno sottoscritto nei giorni scorsi un documento per dire “no” a qualunque riconoscimento alle coppie gay: matrimonio o “pacs” non fa differenza, al Pdl non piace. O meglio: l’argomento piace comunque parecchio, perché è quello che più sta spaccando il Pd, eternamente diviso tra la maggioranza laica e la minoranza popolare di provata obbedienza ecclesiale. Pier Luigi Bersani cerca una (probabilmente) impossibile quadratura del cerchio: raccogliere il maggior numero di voti laici pur presentando alcuni candidati clericali. La posizione ufficiale del Partito Democratico è dunque quella del “no” al matrimonio omosessuale, “no” al riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, “sì” al riconoscimento dei diritti individuali dei componenti delle coppie di fatto. Ovvero quanto già inserito nel programma elettorale 2006 dell’Unione (i Dico), e che non divenne mai legge. Paola Concia, unico parlamentare omosessuale, non si fida granchè e ieri, sull’Unità, ha chiesto che le unioni gay siano inserite nel prossimo programma elettorale.
Molto dipenderà dalla coalizione: con chi si alleerà il Pd? Con l’Udc ci sarebbero seri problemi: il leader Udc Pierferdinando Casini ha recentemente affermato che i matrimoni gay sono “incivili”, “una distorsione della natura”. Un’affermazione forte e provocatoria che he indignato le associazioni Lgbt, ma che è perfettamente in linea col Catechismo cattolico, che definisce le relazioni omosessuali come “gravi depravazioni”, “intrinsecamente disordinate”, contrarie “alla legge naturale”. Casini ha mitigato la dichiarazione sostenendo che “stabilire garanzie giuridiche per una coppia di conviventi anche dello stesso sesso è un fatto di civiltà”, ma si è guardato bene di precisare a quali “garanzie giuridiche” sta pensando. Il suo alleato Gianfranco Fini è invece favorevole ai matrimoni gay.
L’impervia strada dei matrimoni gay potrebbe risultare molto più percorribile se il Pd guarderà a sinistra. A favore si sono infatti espressi Nichi Vendola (Sinistra Ecologia Libertà), l’Italia dei Valori, la Federazione della Sinistra, il Partito Socialista. Anche i radicali sono favorevoli (con l’eccezione di Marco Pannella, che vorrebbe limitare il riconoscimento alle famiglie di fatto), così come Beppe Grillo si è espresso in questa direzione nelle scorse settimane. Per quanto riguarda le altre formazioni politiche italiane, la Lega Nord è invece decisamente contraria a ogni riconoscimento. Ignota l’opinione dei futuribili protagonisti del “Grande centro” (Montezemolo, Passera, gli altri montiani).
Come si vede, la situazione non è affatto chiara. Lo sarebbe molto di più se i politici laici non cedessero tanto spesso alla “ragion di Stato” dell’alleanza con politici eterodiretti dal Vaticano. Ma lo sarebbe di più anche se i tanti elettori laici facessero scelte coerenti, e se i tanti militanti laici dei vari partiti si facessero sentire più spesso: la base di ogni partito, in Italia, è quasi sempre più laica dei suoi vertici. Anche a causa della distanza che li divide.
L’Uaar si attende un parlamento più laico dell’attuale. Molto più laico: perché l’Italia non deve più essere l’eccezione clericale in Europa. Per quanto è nelle sue possibilità si batterà con convinzione per raggiungere questo obbiettivo, sollecitando e informando. Continuate a seguirci su questi monitor.
http://www.uaar.it/news/2012/08/15/questo-matrimonio-non-ha-da-fare-partiti-e-unioni-gay-un-promemoria-in-vista-delle-elezioni/
Che il tema sia caldo l’hanno mostrato molto bene i 173 parlamentari Pdl (ma non solo) che hanno sottoscritto nei giorni scorsi un documento per dire “no” a qualunque riconoscimento alle coppie gay: matrimonio o “pacs” non fa differenza, al Pdl non piace. O meglio: l’argomento piace comunque parecchio, perché è quello che più sta spaccando il Pd, eternamente diviso tra la maggioranza laica e la minoranza popolare di provata obbedienza ecclesiale. Pier Luigi Bersani cerca una (probabilmente) impossibile quadratura del cerchio: raccogliere il maggior numero di voti laici pur presentando alcuni candidati clericali. La posizione ufficiale del Partito Democratico è dunque quella del “no” al matrimonio omosessuale, “no” al riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, “sì” al riconoscimento dei diritti individuali dei componenti delle coppie di fatto. Ovvero quanto già inserito nel programma elettorale 2006 dell’Unione (i Dico), e che non divenne mai legge. Paola Concia, unico parlamentare omosessuale, non si fida granchè e ieri, sull’Unità, ha chiesto che le unioni gay siano inserite nel prossimo programma elettorale.
Molto dipenderà dalla coalizione: con chi si alleerà il Pd? Con l’Udc ci sarebbero seri problemi: il leader Udc Pierferdinando Casini ha recentemente affermato che i matrimoni gay sono “incivili”, “una distorsione della natura”. Un’affermazione forte e provocatoria che he indignato le associazioni Lgbt, ma che è perfettamente in linea col Catechismo cattolico, che definisce le relazioni omosessuali come “gravi depravazioni”, “intrinsecamente disordinate”, contrarie “alla legge naturale”. Casini ha mitigato la dichiarazione sostenendo che “stabilire garanzie giuridiche per una coppia di conviventi anche dello stesso sesso è un fatto di civiltà”, ma si è guardato bene di precisare a quali “garanzie giuridiche” sta pensando. Il suo alleato Gianfranco Fini è invece favorevole ai matrimoni gay.
L’impervia strada dei matrimoni gay potrebbe risultare molto più percorribile se il Pd guarderà a sinistra. A favore si sono infatti espressi Nichi Vendola (Sinistra Ecologia Libertà), l’Italia dei Valori, la Federazione della Sinistra, il Partito Socialista. Anche i radicali sono favorevoli (con l’eccezione di Marco Pannella, che vorrebbe limitare il riconoscimento alle famiglie di fatto), così come Beppe Grillo si è espresso in questa direzione nelle scorse settimane. Per quanto riguarda le altre formazioni politiche italiane, la Lega Nord è invece decisamente contraria a ogni riconoscimento. Ignota l’opinione dei futuribili protagonisti del “Grande centro” (Montezemolo, Passera, gli altri montiani).
Come si vede, la situazione non è affatto chiara. Lo sarebbe molto di più se i politici laici non cedessero tanto spesso alla “ragion di Stato” dell’alleanza con politici eterodiretti dal Vaticano. Ma lo sarebbe di più anche se i tanti elettori laici facessero scelte coerenti, e se i tanti militanti laici dei vari partiti si facessero sentire più spesso: la base di ogni partito, in Italia, è quasi sempre più laica dei suoi vertici. Anche a causa della distanza che li divide.
L’Uaar si attende un parlamento più laico dell’attuale. Molto più laico: perché l’Italia non deve più essere l’eccezione clericale in Europa. Per quanto è nelle sue possibilità si batterà con convinzione per raggiungere questo obbiettivo, sollecitando e informando. Continuate a seguirci su questi monitor.
http://www.uaar.it/news/2012/08/15/questo-matrimonio-non-ha-da-fare-partiti-e-unioni-gay-un-promemoria-in-vista-delle-elezioni/