Il Corvo non ha potuto fare tutto da solo. Ecco perché, dopo la fine dell’istruttoria su Paolo Gabriele, ci saranno altre sorprese dall’inchiesta sul Vatileaks, come ci racconta Gian Guido Vecchi sul Corriere:
Perché con il rinvio a giudizio del 13 agosto, il giudice istruttore Piero Antonio Bonnet ha dichiarato «la chiusura parziale» di un’istruttoria che «resta aperta per i restanti fatti costituenti reato nei confronti dei predetti imputati e/o di altri». E i reati che restano sono i più gravi: delitti contro lo Stato e i poteri dello Stato, vilipendio delle istituzioni, calunnia, diffamazione, inviolabilità dei segreti. E «concorso di più persone in reato». In Vaticano si spiega che «è probabile si debba andare avanti ancora mesi», ci sono vari indiziati e «profili a valutare» e «altre testimonianze» da raccogliere oltre a quelle già citate finora, si compulsano pc e email e tabulati telefonici, si cercano prove e riscontri: se alla fine dell’istruttoria arriveranno «si dovrà fare un altro processo».Questo è l’obiettivo. Del resto, la stessa figura e ruolo di Gabriele, l’appassionato di intelligence e complotti che si sentiva «infiltrato dello Spirito Santo », non sono chiariti:
Nella requisitoria si parla di personaggi come «W.» o «X.» che avrebbero preparato buste di documenti per Gabriele, che voleva incontrare «W.» per conoscere «Y.» e così via. Non è insomma tempo di bilanci, il difficile arriva adesso. Il Papa vuole sia fatta chiarezza e ha invitato la magistratura vaticana a «proseguire il lavoro con solerzia». Ha ricevuto il rapporto preparato dalla commissione cardinalizia guidata da Julián Herranz dopo tre mesi e una trentina di «audizioni» a prelati e laici per sondare complicità e connivenze. Non tutte le responsabilità, del resto, sono perseguibili penalmente. E alla fine sarà Benedetto XVI a decidere che cosa è opportuno fare.http://www.giornalettismo.com/archives/464471/vatileaks-laffare-si-ingrossa/