Secondo il quotidiano "La Repubblica", Francesco avrebbe ascoltato la richiesta rivoltagli da diversi vescovi italiani. Ma in una nota il Pontificio Consiglio per la Famiglia spiega che la notizia non ha "alcun fondamento". Il cardinale di New York, Timothy Michael Dolan, aveva infatti avvertito: "Col nuovo Pontefice non ci saranno grandi cambiamenti"
“Non è in preparazione nessun documento sulla comunione ai divorziati risposati”. La smentita, stringata ma decisa, arriva dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, il dicastero vaticano guidato da monsignor Vincenzo Paglia, esponente di punta della Comunità di Sant’Egidio fondata dal ministro Andrea Riccardi. “Non c’è fondamento alcuno – si legge in una nota vaticana – in merito alla notizia, diffusa da alcuni organi di stampa, che sia in preparazione un documento sulla comunione ai divorziati risposati”. Il riferimento, seppur non esplicito, è a un articolo pubblicato oggi su La Repubblica dove si legge che Papa Francesco avrebbe ascoltato la richiesta rivoltagli da diversi vescovi italiani, ricevuti in questi giorni in Vaticano per la visita ad limina interrotta dalle dimissioni di Benedetto XVI: trovare nuove soluzioni per i divorziati risposati che oggi non sono ammessi a ricevere l’Eucaristia.
“Francesco – scrive oggi Repubblica – ha ascoltato in silenzio e poi, ricevendo in udienza sabato scorso monsignor Vincenzo Paglia, capo del ‘ministero’ vaticano che si occupa di famiglia, ha girato a lui la richiesta dei vescovi. Ciò – prosegue il quotidiano – significa che, nei prossimi mesi, il ‘ministero’ della famiglia, guidato da Paglia – che già sta lavorando a un testo riguardante i ‘fidanzati’ dovrà lavorare alla redazione di un documento nel quale trovare ‘nuove soluzioni per i divorziati risposati’ perché – si legge ancora – troppa la sofferenza delle famiglie che hanno perso l’unità per divorzi o separazioni”. È indubbia, però, la richiesta di moltissimi fedeli divorziati risposati che sperano, oggi più che mai, che Papa Francesco possa concedere loro qualche apertura. La loro sofferenza aumenta quando a ricevere abitualmente la Comunione sono divorziati risposati “celebri”, che spesso ricevono un trattamento “privilegiato”.
Su questo aspetto il cardinale di New York, Timothy Michael Dolan, subito dopo l’elezione di Bergoglio, ha spiegato con chiarezza che sbaglia chi attende da Papa Francesco grandi cambiamenti nella dottrina della Chiesa su questioni delicate. “Mi aspetto – ha affermato Dolan – che Bergoglio riesca a dare alla Chiesa un aspetto più attraente e accogliente. Però Papa Francesco non può cambiare la sostanza, le certezze della Chiesa, ma può sempre cambiare il modo in cui vengono presentate”. Anche il vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli, nella sua biografia del Papa argentino, “Francesco insieme” (Piemme), scrive che “non è escluso che possano essere fatti dei passi nella direzione dei divorziati risposati: anzitutto per farli sentire amati e figli della Chiesa che, pur non potendo ricevere la comunione sacramentale, devono essere accolti e sentirsi parte della comunità”.
Nella lettera agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione, “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”, l’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, spiegava così la norma della Chiesa che impedisce ai divorziati risposati di accedere alla Comunione: “Nell’Eucaristia abbiamo il segno dell’amore sponsale indissolubile di Cristo per noi; un amore, questo, che viene oggettivamente contraddetto dal ‘segno infranto’ di sposi che hanno chiuso un’esperienza matrimoniale e vivono un secondo legame”. Ma, spiegava Tettamanzi, “la norma della Chiesa non esprime un giudizio sul valore affettivo e sulla qualità della relazione che unisce i divorziati risposati. Il fatto che spesso queste relazioni siano vissute con senso di responsabilità e con amore nella coppia e verso i figli è una realtà che non sfugge alla Chiesa e ai suoi pastori. Non c’è dunque – concludeva Tettamanzi – un giudizio sulle persone e sul loro vissuto, ma una norma necessaria a motivo del fatto che queste nuove unioni nella loro realtà oggettiva non possono esprimere il segno dell’amore unico, fedele, indiviso di Gesù per la Chiesa”. Una norma che, è facile prevederlo, non sarà modificata nemmeno da Papa Francesco, ma che potrà essere meglio spiegata e accompagnata da gesti significativi di accoglienza verso tanti credenti divorziati risposati.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/25/repubblica-comunione-ai-divorziati-risposati-ma-vaticano-smentisce/574949/
“Francesco – scrive oggi Repubblica – ha ascoltato in silenzio e poi, ricevendo in udienza sabato scorso monsignor Vincenzo Paglia, capo del ‘ministero’ vaticano che si occupa di famiglia, ha girato a lui la richiesta dei vescovi. Ciò – prosegue il quotidiano – significa che, nei prossimi mesi, il ‘ministero’ della famiglia, guidato da Paglia – che già sta lavorando a un testo riguardante i ‘fidanzati’ dovrà lavorare alla redazione di un documento nel quale trovare ‘nuove soluzioni per i divorziati risposati’ perché – si legge ancora – troppa la sofferenza delle famiglie che hanno perso l’unità per divorzi o separazioni”. È indubbia, però, la richiesta di moltissimi fedeli divorziati risposati che sperano, oggi più che mai, che Papa Francesco possa concedere loro qualche apertura. La loro sofferenza aumenta quando a ricevere abitualmente la Comunione sono divorziati risposati “celebri”, che spesso ricevono un trattamento “privilegiato”.
Su questo aspetto il cardinale di New York, Timothy Michael Dolan, subito dopo l’elezione di Bergoglio, ha spiegato con chiarezza che sbaglia chi attende da Papa Francesco grandi cambiamenti nella dottrina della Chiesa su questioni delicate. “Mi aspetto – ha affermato Dolan – che Bergoglio riesca a dare alla Chiesa un aspetto più attraente e accogliente. Però Papa Francesco non può cambiare la sostanza, le certezze della Chiesa, ma può sempre cambiare il modo in cui vengono presentate”. Anche il vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli, nella sua biografia del Papa argentino, “Francesco insieme” (Piemme), scrive che “non è escluso che possano essere fatti dei passi nella direzione dei divorziati risposati: anzitutto per farli sentire amati e figli della Chiesa che, pur non potendo ricevere la comunione sacramentale, devono essere accolti e sentirsi parte della comunità”.
Nella lettera agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione, “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”, l’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, spiegava così la norma della Chiesa che impedisce ai divorziati risposati di accedere alla Comunione: “Nell’Eucaristia abbiamo il segno dell’amore sponsale indissolubile di Cristo per noi; un amore, questo, che viene oggettivamente contraddetto dal ‘segno infranto’ di sposi che hanno chiuso un’esperienza matrimoniale e vivono un secondo legame”. Ma, spiegava Tettamanzi, “la norma della Chiesa non esprime un giudizio sul valore affettivo e sulla qualità della relazione che unisce i divorziati risposati. Il fatto che spesso queste relazioni siano vissute con senso di responsabilità e con amore nella coppia e verso i figli è una realtà che non sfugge alla Chiesa e ai suoi pastori. Non c’è dunque – concludeva Tettamanzi – un giudizio sulle persone e sul loro vissuto, ma una norma necessaria a motivo del fatto che queste nuove unioni nella loro realtà oggettiva non possono esprimere il segno dell’amore unico, fedele, indiviso di Gesù per la Chiesa”. Una norma che, è facile prevederlo, non sarà modificata nemmeno da Papa Francesco, ma che potrà essere meglio spiegata e accompagnata da gesti significativi di accoglienza verso tanti credenti divorziati risposati.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/25/repubblica-comunione-ai-divorziati-risposati-ma-vaticano-smentisce/574949/