Pubblicata su Science la scoperta di cinque pianeti in orbita attorno alla stella Kepler62, simile al Sole. Due sono simili alla Terra e all'interno della zona abitabile. Potrebbero avere acqua e atmosfera, ma sono troppo distanti per osservarle direttamente. Il commento di Raffaele Gratton (INAF).
Fuochino, fuochetto ma non ancora fuoco. L’ultima scoperta del “cacciatore di pianeti”, il satellite della NASA Kepler, annunciata questa sera sulla rivista Science, riguarda i pianeti più simili alla Terra finora scoperti. Simili le dimensioni, simile la stella attorno a cui orbitano, simile la distanza da quella stella. Ma la certezza che su quei pianeti ci sia quello che più ci interessa trovare, atmosfera e acqua allo stato liquido, ancora non c’è.
Il sistema studiato da William Borucki e i suoi colleghi ruota attorno alla stella Kepler – 62, che è più o meno il 70 per cento del nostro sole, sia in termini di raggio che di massa. Attorno, Kepler ha visto 5 pianeti, con dimensioni che variano da metà al doppio di quelle della terra. più interessanti sono i più esterni, designati come Kepler-62e e Kepler-62f. Il primo è ai limiti della cosiddetta zona abitabile, dove la radiazione proveniente dalla stella basta a consentire la vita, ma abbastanza bassa da consentire acqua allo stato liquido. L’altro, Kepler-62f, grande 1,41 volte la terra, ci sta invece proprio in mezzo. E ha l’aria di essere roccioso, come il nostro pianeta. Assieme, sono i due migliori candidati trovati finora ad avere fiumi, laghi, mari, aria respirabile per una forma di vita simile alla nostra…oppure no. Kepler non è in grado di confermarlo, perché la stella è troppo lontana (1200 anni luce) per poter anche solo pensare di confermare la presenza o l’assenza di un’atmosfera e di acqua. Per poter dire “fuoco”, bisognerà aspettare di trovare pianeti con le stesse caratteristiche, ma più vicini a noi.
“E’ certo un grosso passo in avanti nella ricerca di pianeti abitabili” spiega a MediaInaf Raffaele Gratton dell’Osservatorio Astronomico di Padova dell’INAF. “Il satellite Kepler sta raggiungendo tutti gli obiettivi che si era proposto, che pure erano decisamente ambiziosi”.
Obiettivi che però, come dimostra anche questo studio, non possono arrivare a includere lo studio dell’atmosfera dei pianeti scoperti. Kepler non può dire se un pianeta è davvero abitabile oppure no. “Kepler può essere utilizzato per studiare la struttura dei pianeti ma non la loro atmosfera, questo è uno studio che non siamo ancora in grado di fare al di fuori del nostro sistema solare. Studiare l’atmosfera di pianeti extrasolari richiederà grandi sforzi tecnologici, e bisogna arrivarci per passi intermedi. Il primo e fondamentale era sapere se là fuori ci sono abbastanza pianeti per giustificare un investimento di questo tipo, e questo era il compito di Kepler, che è stato raggiunto. Poi bisognerà cercare pianeti attorno a stelle più vicine a noi e trovare singoli candidati potenziali. Questo sarà il lavoro della prossima generazione di satelliti come TESS (Transiting Exoplanet Survey Sat- ellite, NDR) della NASA. E solo allora potremo passare alla terza fase, studiare l’atmosfera di quegli oggetti in dettaglio. C’è già qualche ipotesi, e strumenti futuri come l’Extremely Large Telescope (E-ELT) potrebbero farlo. Ma non ci arriveremo prima di metà del prossimo decennio”.
Improbabile però che gli oggetti trovati da Kepler, come questi cinque pianeti, saranno mai protagonisti di studi di questo tipo. “Sono troppo lontani, lo studio di dettaglio dell’atmosfera sicuramente si farà su pianeti più vicini. Se quelli scoperti da Kepler abbiamo un’atmosfera forse non lo sapremo mai, ma non era quello il suo scopo”.
http://www.media.inaf.it/2013/04/18/forse-abitabili-ma-non-lo-sapremo-mai/