mercoledì 27 marzo 2013

L’ateologia cattolica

“L’in­co­ro­na­zio­ne si svolge in tono di­mes­so; le somme de­sti­na­te ai fe­steg­gia­men­ti an­dran­no ai poveri. Il papa dorme su un pa­glie­ric­cio e poche sono le ore di sonno. Se­gui­tò a pra­ti­ca­re il di­giu­no con la stessa ri­go­ro­si­tà in­sie­me a tutti gli eser­ci­zi di pietà. “Il popolo era af­fa­sci­na­to quando lo vedeva nelle pro­ces­sio­ni, a piedi scalzi ed a capo sco­per­to, con in volto la pura espres­sio­ne di una pietà non finta. Si pen­sa­va che non c’era mai stato un papa così devoto, si rac­con­ta­va che il solo sguar­do aveva con­ver­ti­to dei pro­te­stan­ti””.
 
Non è cro­na­ca di questi giorni. È il rac­con­to che Clau­dio Ren­di­na fa di un papa del Cin­que­cen­to, Pio V. San Pio V: la sua fede fu tale da por­tar­lo alla ca­no­niz­za­zio­ne. Unico tra i papi degli ultimi cinque secoli a rag­giun­ge­re questo tra­guar­do in­sie­me a Pio X. Un altro papa umile, il “prete di cam­pa­gna” che abolì il plu­ra­le ma­ie­sta­tis e gli ap­plau­si in onore del pon­te­fi­ce.
 
Quel Pio V vanta anche il record di con­dan­ne a morte com­mi­na­te ed ese­gui­te nello Stato Pon­ti­fi­cio. Mentre di Pio X, che non di­spo­ne­va del potere tem­po­ra­le del suo pre­de­ces­so­re, si ri­cor­da l’a­spra cro­cia­ta contro il mo­der­ni­smo. Tanto per ri­cor­da­re che la figura del papa povero, umile e pio non è certo una novità, anzi: la Chiesa la indica espres­sa­men­te come mo­del­lo esem­pla­re. Purché il papa sia anche tra­di­zio­na­li­sta.

Lo è anche Fran­ce­sco? Se lo chie­do­no in tanti. Scor­ren­do le sue di­chia­ra­zio­ni da car­di­na­le la ri­spo­sta è un “sì” ab­ba­stan­za con­vin­to. Ciò non toglie che un tra­di­zio­na­li­sta non possa ri­ve­lar­si, una volta di­ven­ta­to “in­fal­li­bi­le”, una sorta di in­no­va­to­re (vedi Gio­van­ni XXIII), o che un con­vin­to rea­zio­na­rio non possa essere anche un ri­vo­lu­zio­na­rio (Reagan, That­cher, Kho­mei­ni… piac­cia­no o no le loro ri­vo­lu­zio­ni). Il tempo lo dirà.
 
Par­lia­mo­ci chiaro: non è che l’ar­go­men­to ci in­tri­ghi più di tanto. La Chiesa è e deve re­sta­re libera di darsi le ge­rar­chie e le dot­tri­ne che vuole. A noi in­te­res­sa sol­tan­to che non si in­ge­ri­sca negli affari dello Stato e che non de­mo­niz­zi chi la pensa di­ver­sa­men­te. Perché sap­pia­mo bene quanto i Pa­laz­zi del Potere sono pieni di ze­lan­ti ese­cu­to­ri dei de­si­de­ra­ta dei Sacri Pa­laz­zi. Gli atei, si sa, non rien­tra­no tra i due più grandi pro­prie­ta­ri im­mo­bi­lia­ri del paese.
 
Jorge Mario Ber­go­glio, nel suo nuovo ruolo, è stato sinora ben at­ten­to a non fare alcuna af­fer­ma­zio­ne sul rap­por­to Sta­to-Chie­sa. Invece, ha ad­di­rit­tu­ra esa­ge­ra­to nel ri­fe­rir­si fre­quen­te­men­te agli atei. E l’ha fatto con ac­cen­ti di­ver­si, tanto da su­sci­ta­re molti in­ter­ro­ga­ti­vi sulle sue reali po­si­zio­ni. Ha ini­zia­to il 14 marzo, di fronte ai car­di­na­li, af­fer­man­do che, “quando non si con­fes­sa Gesù, mi sov­vie­ne la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Si­gno­re, prega il dia­vo­lo”. Quando non si con­fes­sa Gesù Cristo, si con­fes­sa la mon­da­ni­tà del dia­vo­lo, la mon­da­ni­tà del de­mo­nio”. Due giorni dopo, du­ran­te la con­fe­ren­za stampa con i gior­na­li­sti, ha invece detto: “Molti di voi non ap­par­ten­go­no alla Chiesa cat­to­li­ca, altri non sono cre­den­ti. Di cuore im­par­ti­sco questa be­ne­di­zio­ne, nel si­len­zio, a cia­scu­no di voi, ri­spet­tan­do la co­scien­za di cia­scu­no, ma sa­pen­do che cia­scu­no di voi è figlio di Dio. Che Dio vi be­ne­di­ca”.
 
At­teg­gia­men­to con­trad­dit­to­rio? Il 20 marzo gli atei sono stati og­get­to sia del ba­sto­ne, sia della carota: “dob­bia­mo tenere viva nel mondo la sete del­l’as­so­lu­to, non per­met­ten­do che pre­val­ga una vi­sio­ne della per­so­na umana ad una sola di­men­sio­ne, se­con­do cui l’uomo si riduce a ciò che pro­du­ce e a ciò che con­su­ma: è questa una delle in­si­die più pe­ri­co­lo­se per il nostro tempo. Sap­pia­mo quanta vio­len­za abbia pro­dot­to nella storia re­cen­te il ten­ta­ti­vo di eli­mi­na­re Dio e il divino dal­l’o­riz­zon­te del­l’u­ma­ni­tà, e av­ver­tia­mo il valore di te­sti­mo­nia­re nelle nostre so­cie­tà l’o­ri­gi­na­ria aper­tu­ra alla tra­scen­den­za che è insita nel cuore del­l’uo­mo. In ciò, sen­tia­mo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non ri­co­no­scen­do­si ap­par­te­nen­ti ad alcuna tra­di­zio­ne re­li­gio­sa, si sen­to­no tut­ta­via in ri­cer­ca della verità, della bontà e della bel­lez­za, questa verità, bontà e bel­lez­za di Dio, e che sono nostri pre­zio­si al­lea­ti nel­l’im­pe­gno a difesa della di­gni­tà del­l’uo­mo, nella co­stru­zio­ne di una con­vi­ven­za pa­ci­fi­ca fra i popoli e nel cu­sto­di­re con cura il creato”. Ve­ner­dì ha infine so­ste­nu­to che ri­tie­ne “im­por­tan­te in­ten­si­fi­ca­re il con­fron­to con i non cre­den­ti, af­fin­ché non pre­val­ga­no mai le dif­fe­ren­ze che se­pa­ra­no e fe­ri­sco­no, ma, pur nella di­ver­si­tà, vinca il de­si­de­rio di co­strui­re legami veri di ami­ci­zia tra tutti i popoli”.
 
Non male, per dieci giorni di pon­ti­fi­ca­to. Ma il con­ti­nuo ri­fe­ri­men­to agli atei non è una novità. Anche Be­ne­det­to XVI lo faceva spesso, e anche il suo at­teg­gia­men­to era ap­pa­ren­te­men­te am­bi­va­len­te. Ha scrit­to e par­la­to degli atei come di per­so­ne “senza di­gni­tà”, “senza uma­ni­tà”, “di­spe­ra­te”, “senza orien­ta­men­to”, e ha de­fi­ni­to l’a­tei­smo “culto di Satana”, “ge­ne­ra­to­re di vio­len­za”, “de­va­sta­to­re della crea­zio­ne”. Ma ha detto anche che “l’a­tei­smo, non di rado, na­scon­de l’e­si­gen­za di sco­pri­re il vero volto di Dio”, e ha per­si­no som­mes­sa­men­te sug­ge­ri­to, bontà sua, che anche gli atei devoti pos­so­no andare in pa­ra­di­so.
 
Come si vede, Joseph Ra­tzin­ger non solo si ri­fe­ri­va al­tret­tan­to spesso agli atei, ma diceva so­stan­zial­men­te le stesse cose. Del resto, la dot­tri­na cat­to­li­ca è molto chiara nei con­fron­ti dei non cat­to­li­ci, e più in par­ti­co­la­re dei non cre­den­ti. L’es­se­re umano, recita ancora oggi il ma­gi­ste­ro, nasce con una natura con­ta­mi­na­ta dal pec­ca­to ori­gi­na­le, e solo il bat­te­si­mo può “re­set­tar­lo”. Chi non viene bat­tez­za­to con­ti­nua ad ap­par­te­ne­re alle schie­re di Satana (tanto che il rito bat­te­si­ma­le con­tie­ne il re­la­ti­vo esor­ci­smo) mentre chi si sbat­tez­za “re­set­ta il reset” e torna ad ap­par­te­ne­re a Satana (tanto che, quando lo si poteva bru­cia­re, lo si bru­cia­va sul rogo).

Tut­ta­via, un’at­ten­zio­ne spe­cia­le è sempre ri­ser­va­ta a coloro che, per quanto tem­po­ra­nea­men­te dalla parte di Satana, sono co­mun­que ri­te­nu­ti “in ri­cer­ca della verità”, ov­via­men­te cat­to­li­ca: con una be­ne­di­zio­ne si può sempre in­vo­ca­re la pro­te­zio­ne divina su di loro, in attesa che escano dallo stato di “ri­cer­ca”. E i va­ti­ca­ni­sti rien­tra­no si­cu­ra­men­te in tale ca­te­go­ria, solo per il fatto di svol­ge­re un lavoro così de­pri­men­te: del resto, a coloro che non si mo­stra­no ben­di­spo­sti la Santa Sede nega ad­di­rit­tu­ra l’ac­cre­di­to stampa (vedi il re­cen­te caso di Gian­lui­gi Nuzzi). Con quelli “in ri­cer­ca” si pos­so­no fare per­cor­si in­sie­me, magari pas­seg­gian­do ama­bil­men­te nel Cor­ti­le dei gen­ti­li: il fine ultimo è co­mun­que sempre la con­ver­sio­ne del­l’in­cre­du­lo.
 
Come si vede, cam­bia­no sol­tan­to gli ac­cen­ti: qual­che papa calca più la mano sulla de­mo­niz­za­zio­ne, qual­cun altro sulla spe­ran­za di con­ver­sio­ne. Lo stesso Con­ci­lio Va­ti­ca­no II, tanto osan­na­to anche da molti laici, ormai mezzo secolo fa ha pro­dot­to do­cu­men­ti come la Gau­dium et spes, dove si può leg­ge­re che, “se manca la base re­li­gio­sa e la spe­ran­za della vita eterna, la di­gni­tà umana viene lesa in ma­nie­ra assai grave”. Ag­giun­gen­do tut­ta­via che “tutti gli uomini, cre­den­ti e non cre­den­ti, devono con­tri­bui­re alla giusta co­stru­zio­ne di questo mondo, entro il quale si tro­va­no a vivere in­sie­me: ciò, si­cu­ra­men­te, non può av­ve­ni­re senza un leale e pru­den­te dia­lo­go”.
 
Niente di nuovo sotto il sole di Roma, dunque. È lo stesso con­cet­to di “nuovo” che non fa parte del ma­gi­ste­ro cat­to­li­co. Il “de­po­si­to” della fede, dice il ca­te­chi­smo, è “con­te­nu­to nella Sacra Tra­di­zio­ne e nella Sacra Scrit­tu­ra”. Un au­ten­ti­co ma­ci­gno che frena il rin­no­va­men­to. Per carità, la Scrit­tu­ra si può sempre in­ter­pre­ta­re di­ver­sa­men­te, e una Tra­di­zio­ne si può sempre in­ven­ta­re di sana pianta. E pic­co­li slit­ta­men­ti di si­gni­fi­ca­to pos­so­no per­si­no por­ta­re al­l’ap­pro­pria­zio­ne di ter­mi­ni (si pensi alla “sana” lai­ci­tà) una volta ad­di­rit­tu­ra vi­tu­pe­ra­ti. Anche la Chiesa cat­to­li­ca cambia, im­per­cet­ti­bil­men­te, perché tutte le re­li­gio­ni, es­sen­do tutte fe­no­me­ni cul­tu­ra­li, devono ade­guar­si alle so­cie­tà in cui agi­sco­no. Ma nes­su­na ri­vo­lu­zio­ne di con­te­nu­ti so­stan­zia­li sarà mai a por­ta­ta di mano.
 
Per queste ra­gio­ni, è inu­ti­le cri­ti­ca­re Fran­ce­sco I o bea­ti­fi­car­lo a nostra volta. Sta solo co­min­cian­do a fare il suo nuovo me­stie­re, con le armi e con i vin­co­li tra­di­zio­na­li. L’e­sal­ta­zio­ne di cui è og­get­to il nuovo papa va di pari passo con l’im­pli­ci­ta de­le­git­ti­ma­zio­ne di quello vec­chio (a cui non è stata co­mun­que negata la photo op­por­tu­ni­ty). Ha saputo pre­sen­tar­si bene, par­lan­do di “te­ne­rez­za” come se ne par­le­reb­be nella pub­bli­ci­tà di un tonno in sca­to­la. La scelta del nome Fran­ce­sco è, inu­ti­le ne­gar­lo, sug­ge­sti­va e az­zec­ca­ta: l’a­ve­va au­spi­ca­ta per­si­no il se­gre­ta­rio dei ra­di­ca­li, Mario Sta­de­ri­ni. In tal modo sta su­sci­tan­do enormi aspet­ta­ti­ve, e in troppi stanno ora aspet­tan­do che siano man­te­nu­te. Il papa ri­schia se­ria­men­te di fare la fine del­l’al­tro Fran­ce­sco, il santo di Assisi. La cui im­ma­gi­ne gla­mour na­scon­de il fal­li­men­to degli scopi di una vita: voleva una Chiesa più povera, e venne l’o­pu­len­to papato ri­na­sci­men­ta­le; voleva una Chiesa tra la gente, e già sei de­cen­ni dopo la sua morte si ebbe un papa fran­ce­sca­no; voleva un di­ver­so corso della Chiesa, e i suoi eredi più coe­ren­ti furono tutti so­spet­ta­ti di eresia; non aveva paura di af­fron­ta­re il di­ver­so, e i fran­ce­sca­ni furono tra i più fa­na­ti­ci di­ri­gen­ti del­l’In­qui­si­zio­ne. La storia non si dipana mai come si vor­reb­be.
 
E l’al­lean­za con gli atei? Ma quella c’è già, da tempo. Ogni giorno mi­lio­ni di cre­den­ti e di non cre­den­ti la­vo­ra­no fianco a fianco senza chie­de­re come la pensa il vicino. Non c’è alcun bi­so­gno di par­la­re di Dio, per dia­lo­ga­re e co­strui­re in­sie­me un mondo mi­glio­re.