La notte di lunedì scorso è andata a fuoco la Città della Scienza di Bagnoli, quartiere di Napoli. Un drammatico evento per la cultura, perché in poche ore è stata divorata dalle fiamme una delle poche strutture che cerca di diffondere il pensiero scientifico nella zona. Spesso visitata dalle scolaresche, è a suo modo un argine al degrado e all’ignoranza. Particolarmente importante, considerando che nel Mezzogiorno proprio questi elementi sono brodo di cultura della malavita organizzata. Diffuso quindi lo sconcerto, in particolare per il forte sospetto di incendio doloso su cui gli inquirenti stanno indagando.
"tirata d’orecchi a Roberto Saviano, sospetti e insinuazioni, frecciatine politiche"
Ma lo sconcerto è quasi unanime. Perché invece Camillo Langone, giornalista ultra-cattolico famigerato per uscite discutibili che vorrebbero essere controcorrente, ha sparato a zero pure contro la Città della Scienza. “Dovevano bruciarla prima”, ha proclamato su Il Foglio. E via con una tirata d’orecchi a Roberto Saviano, sospetti e insinuazioni, frecciatine politiche ai “marxisti scientisti della Magna Grecia”. Langone si atteggia pure a epistemologo e si premura di spiegarci che “alla Città della Scienza di gran scienza non se ne faceva, si faceva più che altro divulgazione scientifica” e che “la scienza è fatta di scoperte e che cosa abbiano mai scoperto a Bagnoli non è dato sapere”.
Il giornalista ha “cercato di capire meglio quali fossero queste benedette attività culturali”. Ecco quello che lo indigna tanto: “ho scoperto che nei capannoni dell’ex Italsider si propagandava l’evoluzionismo”, ovvero “una superstizione ottocentesca ancora presente negli ambienti parascientifici (evidentemente anche nei residui ambienti cantautorali)”, aggiunge riferendosi a Edoardo Bennato. “Il darwinismo è una forma di nichilismo”, sentenzia il pio appoggiandosi al filosofo francese Fabrice Hadjadj, secondo cui “dire a un ragazzo che discende dai primati significa approfittare della sua natura fiduciosa per gettarlo nella disperazione e indurlo a comportarsi da scimmia”.
La ciliegina sulla torta è la citazione a effetto del filosofo francese Fabrice Hadjadj, un altro intellettuale del cattolicesimo integralista odierno. Almeno da come lo va a parafrasare Langone, nemmeno lui sembra aver capito bene l’evoluzionismo e il fondamento naturalistico che questo dà anche alla cooperazione e all’etica, preferendo stereotipi e pregiudizi dell’armamentario antidarwinista. Per la cronaca, Hadjadj è una delle scarse cartucce dell’apologetica odierna: ex ateo “nichilista” proveniente da una famiglia ebraica di sessantottini, poi convertitosi al cattolicesimo nel 1998. Scivolando nell’integralismo: ora è anche vicino a Cielle e viene invitato ai Meeting di Rimini. L’accanimento contro l’evoluzionismo sembra essere un filo conduttore del cattolicesimo più tradizionalista, in Italia come altrove. Nonostante la Chiesa l’abbia almeno formalmente accettato, continuando però a flirtare in maniera ambigua con un fondo di intelligent design.
"la demonizzazione della modernità irrigidisce su posizioni fondamentaliste i fedeli"
“La fede sia fuoco”, ha detto recentemente Benedetto XVI. Quella che anima Langone lo è, letteralmente. Se è questo però l’approccio e il linguaggio della nuova evangelizzazione prospettata dai Sacri Palazzi, il rischio è che si scottino i suoi ardenti sostenitori lasciando peraltro freddi gli ‘oggetti di missione’. Fino a che punto ci dobbiamo stupire di fronte all’aggressivo integralismo sui media e sul web? Forse non dovremmo farlo più di tanto, perché la demonizzazione della modernità irrigidisce su posizioni fondamentaliste i fedeli che, in numero sempre più esiguo, stanno ad ascoltare le parole delle gerarchie ecclesiastiche.
Ma è difficile stupirsi di fronte a certe esternazioni anche per via dei precedenti di Langone, immancabilmente pure contro l’Uaar. Dava a noi — da che pulpito — dei “fanatici” e si lamentava per le richieste di rendere meno rumorose le campane bollandole come “attacco alla cristianità“. Criticava pure Christopher Hitchens ormai malato terminale che “si ostina ad odiare” perché non si converte ed esortava le donne a studiare meno per favorire la natalità.
È avvilente che personaggi del genere trovino spazio su quotidiani nazionali e pubblichino per importanti editori. E spiega già da sé perché l’Italia sia così arretrata dal punto di vista scientifico. Nessuno vuole censurare le provocazioni. Ma quando lo spazio dato a pericolose scemenze è così ampio e rilevante qualche domanda bisogna pur farsela. Anche se la risposta è in sostanza una sola: siamo il paese più ricco del terzo mondo, e gente come Langone non può che prosperarvi.