domenica 24 marzo 2013

La scienza e l’anima

Diffusion Spectrum MRI (Laurence Wald, Van Wedeen)
La scien­za si occupa sempre più spesso di re­li­gio­ne e con ri­sul­ta­ti sempre più in­te­res­san­ti. Come ab­bia­mo scrit­to due set­ti­ma­ne fa, se siamo “nati per cre­de­re”, siamo anche “nati per non cre­de­re più“: lo studio delle radici bio­lo­gi­che delle nostre con­vin­zio­ni è sempre più ap­pro­fon­di­to e pro­met­ten­te e i campi di in­da­gi­ne si esten­do­no pro­gres­si­va­men­te. Un balzo in avanti scien­ti­fi­co dovuto so­prat­tut­to al sempre più mas­sic­cio im­pie­go delle tec­ni­che di neu­roi­ma­ging capaci di ‘fo­to­gra­fa­re’ ciò che av­vie­ne nel cer­vel­lo in de­ter­mi­na­te si­tua­zio­ni o in par­ti­co­la­ri stati psi­co­lo­gi­ci.

Un tema su cui si indaga è quello del­l’e­si­sten­za di un’a­ni­ma capace di so­prav­vi­ve­re dopo la morte, cui crede (dati del 2009), il 70% degli sta­tu­ni­ten­si. Ne parla re­cen­te­men­te anche la ri­vi­sta ame­ri­ca­na Skep­tic, con un ar­ti­co­lo del fi­lo­so­fo Ste­phen Cave, autore di Im­mor­ta­li­ty: The quest to live fo­re­ver and how it drives ci­vi­li­za­tion. Cave fa il punto della si­tua­zio­ne su quello che “dice dav­ve­ro la scien­za” sul­l’a­ni­ma e cita due per­so­nag­gi sulla cresta del­l’on­da per aver scrit­to libri in cui so­sten­go­no di aver vis­su­to la near death ex­pe­rien­ce (NDE). Uno è Todd Burpo, pa­sto­re cri­stia­no che ri­por­ta in Heaven is for real (pron­ta­men­te pub­bli­ca­to anche in un’e­di­zio­ne per bam­bi­ni) ciò che gli avreb­be rac­con­ta­to il figlio di quat­tro anni, Colton, per di­ver­si mesi in te­ra­pia in­ten­si­va. L’al­tro è il dottor Eben Ale­xan­der, uno scien­zia­to che dice di aver vis­su­to espe­rien­ze mi­sti­che nel 2008 du­ran­te alcuni giorni di coma cau­sa­to da una me­nin­gi­te. Ale­xan­der, au­to­re­vo­le neu­ro­chi­rur­go e un tempo scet­ti­co, è il ghiot­to te­sti­mo­nial per i so­ste­ni­to­ri delle espe­rien­ze ‘ex­tra­cor­po­ree’. Ha pub­bli­ca­to verso la fine del 2012 un libro (Proof of Heaven, edito in Italia come Mi­lio­ni di far­fal­le) e il suo caso è stato en­fa­tiz­za­to dai media, tanto che il set­ti­ma­na­le New­sweek gli ha de­di­ca­to un numero.
 
"lesioni a certe aree del cervello danneggiano o anche distruggono aspetti della vita mentale"
 
Di­ver­si ri­ten­go­no che si possa di­mo­stra­re scien­ti­fi­ca­men­te l’e­si­sten­za di un’a­ni­ma im­mor­ta­le to­tal­men­te in­di­pen­den­te dal corpo e che può per­si­no se­pa­rar­se­ne. Ma Cave fa notare che pro­prio una lun­ghis­si­ma serie di evi­den­ze scien­ti­fi­che va in senso con­tra­rio. Con il mo­der­no brain-ima­ging si scopre ad esem­pio che le­sio­ni a certe aree del cer­vel­lo dan­neg­gia­no o anche di­strug­go­no aspet­ti della vita men­ta­le di una per­so­na. Non solo i sensi come la vista, ma per­si­no certe ca­pa­ci­tà emo­ti­ve, ten­den­ze ca­rat­te­ria­li o at­ti­tu­di­ni come quelle crea­ti­ve che ven­go­no at­tri­bui­te al­l’a­ni­ma. Ciò viene do­cu­men­ta­to da Oliver Sacks in L’uomo che scam­biò sua moglie per un cap­pel­lo e dal neu­ro­scien­zia­to An­to­nio Da­ma­sio. Se ci fosse uno spi­ri­to in­cor­rut­ti­bi­le tutto questo non do­vreb­be ac­ca­de­re. Già san Tom­ma­so d’A­qui­no ri­flet­te­va su tale con­tro­sen­so cer­can­do di tro­va­re una spie­ga­zio­ne teo­lo­gi­ca.
 
Dob­bia­mo ancora capire tanto del fun­zio­na­men­to della nostra co­scien­za. “Ma tutte le evi­den­ze ci sug­ge­ri­sco­no che le me­ra­vi­glie della mente — anche le espe­rien­ze di pre-mor­te o ex­tra­cor­po­ree — sono ef­fet­to del­l’at­ti­va­zio­ne dei neu­ro­ni”, con­clu­de Cave. No­no­stan­te la cre­den­za della mag­gior parte delle per­so­ne, di tutte le fedi.

Un altro con­tri­bu­to, l’ar­ti­co­lo di Dale De­Ba­kc­sy della Ra­tio­na­li­st As­so­cia­tion in­gle­se, ana­liz­za cri­ti­ca­men­te le NDE con­si­de­ran­do la pub­bli­ci­sti­ca pseu­do-scien­ti­fi­ca che ha ampia dif­fu­sio­ne. Un mi­glia­io di storie degli ultimi de­cen­ni sono state rac­col­te e ri­lan­cia­te da un libro come Ir­re­du­ci­ble Mind di Edward ed Emily Kelly, del 2007. Testo che in­ten­de dare una patina scien­ti­fi­ca a certe idee e che, fa notare De­Ba­kc­sy, non si limita a rac­co­glie­re in­for­ma­zio­ni e casi, ma con­te­sta a li­vel­lo cul­tu­ra­le l’im­po­sta­zio­ne ‘ma­te­ria­li­sta’ della scien­za e della psi­co­lo­gia odier­ne. Così pre­ten­de di di­mo­stra­re ine­qui­vo­ca­bil­men­te che esiste l’a­ni­ma im­ma­te­ria­le so­ste­nen­do che le NDE sono “troppo com­ples­se per essere spie­ga­te ma­te­rial­men­te”.
 
Si cita un numero ri­dot­to di studi degli ultimi tren­t’an­ni che danno una in­ter­pre­ta­zio­ne fisica di certi fe­no­me­ni con­nes­si alle espe­rien­ze pre-mor­te, ma si omette che le ri­cer­che sono ben più ampie e pre­gnan­ti. È noto da anni che, ad esem­pio, la man­can­za di os­si­ge­no genera la sen­sa­zio­ne pia­ce­vo­le di uscire dal corpo; l’ec­ces­so di ani­dri­de car­bo­ni­ca fa vedere il tunnel con le luci nel fondo, emer­ge­re vecchi ri­cor­di e dona una sen­sa­zio­ne di pace e con­nes­sio­ne con il ‘di­vi­no’. Simili sen­sa­zio­ni sono date da certi com­po­sti chi­mi­ci che agi­sco­no sul cer­vel­lo o dalla sti­mo­la­zio­ne elet­tri­ca di de­ter­mi­na­te aree ce­re­bra­li. Anche, non a caso, da stu­pe­fa­cen­ti e droghe, so­ven­te uti­liz­za­te in certe cul­tu­re pro­prio per ge­ne­ra­re espe­rien­ze mi­sti­che. Ma la con­clu­sio­ne degli autori è che tali spie­ga­zio­ni “troppo com­ples­se” non sa­reb­be­ro in grado di far luce sulle NDE in quanto queste sa­reb­be­ro “troppo com­ples­se”.
 
"il cervello può esibire attività elettrica all’approssimarsi della morte anche per minuti"
 
Piut­to­sto, è fal­la­ce ri­te­ne­re che certe spie­ga­zio­ni fi­si­che siano ec­ces­si­va­men­te com­pli­ca­te e che esi­sta­no, per dire, spe­ci­fi­ci neu­ro­ni che ‘at­ti­va­no’ le NDE spie­gan­do­la fa­cil­men­te. Qual­sia­si rea­zio­ne del corpo è in­fat­ti il frutto di dif­fe­ren­ti sti­mo­li e pro­ces­si, spesso in­trec­cia­ti fra loro, come sanno i fi­sio­lo­gi. Non ab­bia­mo prove che mo­stri­no espe­rien­ze di questo tipo quando il cer­vel­lo è cli­ni­ca­men­te morto, ma per contro molti casi in cui fe­no­me­ni ana­lo­ghi alla near death ex­pe­rien­ce ac­ca­do­no quando questo è attivo. O in si­tua­zio­ni di grave ri­schio per la vita, come tra un in­far­to e la ria­ni­ma­zio­ne. Inol­tre, come ri­le­va­to da La­kh­mir Chawla nel 2009, il cer­vel­lo può esi­bi­re at­ti­vi­tà elet­tri­ca al­l’ap­pros­si­mar­si della morte anche per minuti, seb­be­ne non sembri. Non ab­bia­mo ancora un mo­del­lo pre­ci­so per spie­ga­re le NDE ma, nota il re­dat­to­re, “la com­bi­na­zio­ne di psi­co­lo­gia, teoria del net­work neu­ra­le e bio­lo­gia evo­lu­ti­va sta ri­sol­ven­do i pic­co­li enigmi uno ad uno”.
 
È com­pren­si­bi­le che per molti possa essere con­so­lan­te la pos­si­bi­li­tà di ’so­prav­vi­ve­re’ dopo la morte e in­con­tra­re i propri cari scom­par­si in un’al­tra di­men­sio­ne. I rac­con­ti dei so­prav­vis­su­ti hanno inol­tre una forte carica emo­ti­va, por­ta­no de­scri­zio­ni che ri­spon­do­no ad aspet­ta­ti­ve e spe­ran­ze dif­fu­se con im­ma­gi­ni e topoi (come il pa­ra­di­so, gli angeli, i de­fun­ti, il senso di bea­ti­tu­di­ne e stra­nia­men­to) non a caso tipici della cul­tu­ra re­li­gio­sa di ri­fe­ri­men­to, ali­men­tan­do questo mec­ca­ni­smo cul­tu­ra­le.
Come si può notare, è dif­fi­ci­le ar­ri­va­re a ri­spo­ste de­fi­ni­ti­ve. Ma il numero di plau­si­bi­li ri­spo­ste par­zia­li è sempre più ele­va­to. Cosa re­ste­rà del­l’a­ni­ma (anche di quella cri­stia­na), alla fine di tutto? Qual­co­sa di de­ci­sa­men­te im­pal­pa­bi­le, molto pro­ba­bil­men­te. In tutti i sensi.