Nel mondo musulmano continuano le proteste contro l’Occidente, “reo” di considerare libertà di espressione quello che per la religione islamica è invece blasfemia. Meritevole della morte, laddove le leggi civili si sono adeguate alla sharia. Non sappiamo se si sta arrivando allo scontro di civiltà vaticinato anni fa da Samuel Huntington. Quel che è certo è che le manifestazioni di piazza costituiscono lo strumento con cui i paesi islamici stanno cercando di premere, a livello internazionale, per portare i paesi occidentali dalla loro parte. La ragion di Stato prevarrà sulla libertà di parola?
I recentissimi casi dei film sul profeta Maometto e delle vignette sulla rivista francese Charlie Hebdo sulle religioni ‘intoccabili’ hanno dato nuovo impulso alla violenza di stampo religioso. Fenomeno già denunciato presso le Nazioni Unitedall’Iheu (International Humanist and Ethical Union, di cui fa parte l’Uaar) e che sta portando ad un inasprimento delle leggi contro la ‘blasfemia’. A farne le spese, soprattutto gli apostati, i non credenti e in generale i laici, con una limitazione preoccupante della libertà di espressione e di pensiero sotto il ricatto della sensibilità religiosa offesa. A volte a rischio anche della vita, come avvenuto a Glen Doherty, o con le angherie in carcere, come successo al giovane ateo egiziano Alber Saber.
La primavera araba, con la benzina dell’integralismo religioso, rischia di far cadere i paesi a maggioranza islamica nella teocrazia. Si può pensare che certe espressioni satiriche rivolte all’islam dal mondo occidentale siano discutibili, provocatorie, fuori luogo. O anche spingere sul complottismo, che le dipinge come manovrate da poteri forti. Ma ciò non può giustificare la piega che sta prendendo la protesta, davvero preoccupante, perché soffoca qualsiasi forma di discussione critica nei confronti della religione.
Una ricerca del Pew Research Forum, rilanciata dal quotidiano britannico Guardian, ben tre quarti dell’umanità vive sotto governi e società che limitano la libertà religiosa. E dove la violenza confessionale è in aumento. Nei paesi islamici c’è un inasprimento specie verso non credenti e cristiani. In alcuni di quelli occidentali anche i cristiani lamentano di non poter più ostentare la fede. Si tende però ad ignorare che i non credenti subiscono angherie e limitazioni in tutto il mondo.
Il timore è che, nonostante sia stata arginata la pretesa dei paesi musulmani di approvare mozioni presso le Nazioni Unite per condannare qualsiasi ‘offesa’ alla religione, gli integralisti riprendano slancio. Proprio alla luce della situazione caldissima e col beneplacito di altre istituzioni internazionali.
La Lega Araba ha infatti intenzione di ripartire a tambur battente per un accordo internazionale – assieme a Ue, Onu, Unione Africana e Organizzazione della Conferenza Islamica – che penalizzi ‘odio’ religioso e blasfemia. Come proclama il segretario della Lega, Nabil el Araby, con una nota. Mentre si moltiplicano proteste e attacchi ad ambasciate occidentali nei paesi islamici.
Proprio le organizzazioni di non credenti che operano a livello internazionale, come l’Iheu e il Center for Inquiry, sono tra le poche voci che si oppongono a questo andazzo. Hanno denunciato i legami con l’estremismo wahabita del regime dell’Arabia Saudita. Ed espresso una posizione ragionevole contro la riesumazione della proposta volta a punire la ‘diffamazione’ della religione, tramite il vicepresidente Iheu, Andrew Copson. Facendo emergere come i recenti casi siano stati strumentalizzati da governi e gruppi più integralisti per inasprire all’interno dei propri paesi le libertà e accanirsi contro i non allineati.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, che già aveva dimostrato la sua vicinanza alla Chiesa cattolica e ai politici cattolici, invece sposa la linea dell’Osservatore Romano. Che invoca punizioni per chi offende le religioni, riecheggiando la linea tenuta ai tempi della fatwa contro Salman Rushdie. Il ministro ha affermato: “ricordiamoci che l’Italia ha un codice penale che prevede la possibilità di perseguire chi offende le religioni”. E che “nessuno deve permettersi di dileggiare o scherzare su questi valori”.
D’altronde in Italia la bestemmia e il vilipendio alla religione sono ancora reati. Retaggio vecchio e molto discutibile: basta chiedersi come una divinità o una organizzazione possano sentirsi ‘offesi’. Ma qui si vuole fare un salto ulteriore, all’insegna dell’integralismo multiconfessionalista. Ovvero estendere il concetto a qualunque forma ritenuta offensiva nei confronti di qualsiasi figura religiosa, all’insegna di una santa alleanza tra le varie fedi.
Cosa che porterebbe di fatto ad annullare ogni critica laica alla religione. Si può pensare quello che si vuole del film su Maometto e delle vignette francesi, ma un provvedimento del genere sarebbe un arretramento gravissimo che silenzierebbe su tutto il pianeta atei e agnostici. Non a caso in Francia il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha ribadito la difesa della libertà di espressione, sebbene lui non condivida le vignette uscite su Charlie Hebdo.
Persino il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, riferendosi al film The Innocence of Muslims, ha detto che “quando alcune persone usano questa libertà di espressione per provocare e umiliare i valori e le credenze di altri, non ci può essere alcuna protezione”.
Marco Ventura, sul Corriere della Sera di oggi, ha ricordato che le diplomazie arabo-musulmane ci stanno proponendo di “tornare indietro”, “forgiando una legislazione mondiale contro la ‘diffamazione religiosa’ che imbavagli la libertà e leghi i diritti”. E “ci sta invitano alla grande battaglia contro atei e blasfemi”. Ventura la definisce “una strada sbagliata che tradisce il nostro percorso e i nostri ideali”. Condividiamo la sua riflessione e la facciamo nostra.
D’altronde è tutto da dimostrare che i meno ‘rispettosi’ e i più ‘blasfemi’ siano proprio atei e agnostici. Anzi, gli studi – basti citare quelli di Phil Zuckerman – mostrano quanto siano più rispettosi della diversità, a favore della libertà di scelta, dei diritti umani. E piuttosto bersagli di quasi tutte le religioni, con sistemi legislativi che li penalizzano e la diffusione di pregiudizi duri a morire (e che ne giustificano a volte la soppressione). Non sembra d’altronde che ambasciate e chiese siano state assaltate da fanatici atei. Per i non credenti si va ben oltre le offese. Ci sono il carcere, le intimidazioni, le violenze e anche i proclami istituzionali per reprimerne i diritti.
Non vogliamo essere traditi né dall’Onu, né dall’Unione Europea, né dal governo italiano. Gli atei e gli agnostici non vogliono diventare la merce di scambio – o il capro espiatorio – per una rinnovata intesa in senso confessionalista a livello internazionale, per rabbonire l’islam integralista. E glielo faremo capire in tutti i modi. Perché ne va della stessa sopravvivenza dei non credenti e della salvaguardia della libertà di espressione e della democrazia in generale. E perché non è la soluzione per spegnere fondamentalismo e identitarismo, ma anzi li alimenterà ancora di più.
http://www.uaar.it/news/2012/09/21/paesi-islamici-contro-liberta-atei-unione-europea-onu-governo-parte-stanno/
I recentissimi casi dei film sul profeta Maometto e delle vignette sulla rivista francese Charlie Hebdo sulle religioni ‘intoccabili’ hanno dato nuovo impulso alla violenza di stampo religioso. Fenomeno già denunciato presso le Nazioni Unitedall’Iheu (International Humanist and Ethical Union, di cui fa parte l’Uaar) e che sta portando ad un inasprimento delle leggi contro la ‘blasfemia’. A farne le spese, soprattutto gli apostati, i non credenti e in generale i laici, con una limitazione preoccupante della libertà di espressione e di pensiero sotto il ricatto della sensibilità religiosa offesa. A volte a rischio anche della vita, come avvenuto a Glen Doherty, o con le angherie in carcere, come successo al giovane ateo egiziano Alber Saber.
La primavera araba, con la benzina dell’integralismo religioso, rischia di far cadere i paesi a maggioranza islamica nella teocrazia. Si può pensare che certe espressioni satiriche rivolte all’islam dal mondo occidentale siano discutibili, provocatorie, fuori luogo. O anche spingere sul complottismo, che le dipinge come manovrate da poteri forti. Ma ciò non può giustificare la piega che sta prendendo la protesta, davvero preoccupante, perché soffoca qualsiasi forma di discussione critica nei confronti della religione.
Una ricerca del Pew Research Forum, rilanciata dal quotidiano britannico Guardian, ben tre quarti dell’umanità vive sotto governi e società che limitano la libertà religiosa. E dove la violenza confessionale è in aumento. Nei paesi islamici c’è un inasprimento specie verso non credenti e cristiani. In alcuni di quelli occidentali anche i cristiani lamentano di non poter più ostentare la fede. Si tende però ad ignorare che i non credenti subiscono angherie e limitazioni in tutto il mondo.
Il timore è che, nonostante sia stata arginata la pretesa dei paesi musulmani di approvare mozioni presso le Nazioni Unite per condannare qualsiasi ‘offesa’ alla religione, gli integralisti riprendano slancio. Proprio alla luce della situazione caldissima e col beneplacito di altre istituzioni internazionali.
La Lega Araba ha infatti intenzione di ripartire a tambur battente per un accordo internazionale – assieme a Ue, Onu, Unione Africana e Organizzazione della Conferenza Islamica – che penalizzi ‘odio’ religioso e blasfemia. Come proclama il segretario della Lega, Nabil el Araby, con una nota. Mentre si moltiplicano proteste e attacchi ad ambasciate occidentali nei paesi islamici.
Proprio le organizzazioni di non credenti che operano a livello internazionale, come l’Iheu e il Center for Inquiry, sono tra le poche voci che si oppongono a questo andazzo. Hanno denunciato i legami con l’estremismo wahabita del regime dell’Arabia Saudita. Ed espresso una posizione ragionevole contro la riesumazione della proposta volta a punire la ‘diffamazione’ della religione, tramite il vicepresidente Iheu, Andrew Copson. Facendo emergere come i recenti casi siano stati strumentalizzati da governi e gruppi più integralisti per inasprire all’interno dei propri paesi le libertà e accanirsi contro i non allineati.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, che già aveva dimostrato la sua vicinanza alla Chiesa cattolica e ai politici cattolici, invece sposa la linea dell’Osservatore Romano. Che invoca punizioni per chi offende le religioni, riecheggiando la linea tenuta ai tempi della fatwa contro Salman Rushdie. Il ministro ha affermato: “ricordiamoci che l’Italia ha un codice penale che prevede la possibilità di perseguire chi offende le religioni”. E che “nessuno deve permettersi di dileggiare o scherzare su questi valori”.
D’altronde in Italia la bestemmia e il vilipendio alla religione sono ancora reati. Retaggio vecchio e molto discutibile: basta chiedersi come una divinità o una organizzazione possano sentirsi ‘offesi’. Ma qui si vuole fare un salto ulteriore, all’insegna dell’integralismo multiconfessionalista. Ovvero estendere il concetto a qualunque forma ritenuta offensiva nei confronti di qualsiasi figura religiosa, all’insegna di una santa alleanza tra le varie fedi.
Cosa che porterebbe di fatto ad annullare ogni critica laica alla religione. Si può pensare quello che si vuole del film su Maometto e delle vignette francesi, ma un provvedimento del genere sarebbe un arretramento gravissimo che silenzierebbe su tutto il pianeta atei e agnostici. Non a caso in Francia il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha ribadito la difesa della libertà di espressione, sebbene lui non condivida le vignette uscite su Charlie Hebdo.
Persino il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, riferendosi al film The Innocence of Muslims, ha detto che “quando alcune persone usano questa libertà di espressione per provocare e umiliare i valori e le credenze di altri, non ci può essere alcuna protezione”.
Marco Ventura, sul Corriere della Sera di oggi, ha ricordato che le diplomazie arabo-musulmane ci stanno proponendo di “tornare indietro”, “forgiando una legislazione mondiale contro la ‘diffamazione religiosa’ che imbavagli la libertà e leghi i diritti”. E “ci sta invitano alla grande battaglia contro atei e blasfemi”. Ventura la definisce “una strada sbagliata che tradisce il nostro percorso e i nostri ideali”. Condividiamo la sua riflessione e la facciamo nostra.
D’altronde è tutto da dimostrare che i meno ‘rispettosi’ e i più ‘blasfemi’ siano proprio atei e agnostici. Anzi, gli studi – basti citare quelli di Phil Zuckerman – mostrano quanto siano più rispettosi della diversità, a favore della libertà di scelta, dei diritti umani. E piuttosto bersagli di quasi tutte le religioni, con sistemi legislativi che li penalizzano e la diffusione di pregiudizi duri a morire (e che ne giustificano a volte la soppressione). Non sembra d’altronde che ambasciate e chiese siano state assaltate da fanatici atei. Per i non credenti si va ben oltre le offese. Ci sono il carcere, le intimidazioni, le violenze e anche i proclami istituzionali per reprimerne i diritti.
Non vogliamo essere traditi né dall’Onu, né dall’Unione Europea, né dal governo italiano. Gli atei e gli agnostici non vogliono diventare la merce di scambio – o il capro espiatorio – per una rinnovata intesa in senso confessionalista a livello internazionale, per rabbonire l’islam integralista. E glielo faremo capire in tutti i modi. Perché ne va della stessa sopravvivenza dei non credenti e della salvaguardia della libertà di espressione e della democrazia in generale. E perché non è la soluzione per spegnere fondamentalismo e identitarismo, ma anzi li alimenterà ancora di più.
http://www.uaar.it/news/2012/09/21/paesi-islamici-contro-liberta-atei-unione-europea-onu-governo-parte-stanno/