La ricerca deve essere portata avanti «a 360 gradi, ma il ricercatore deve essere consapevole di non doversi, di non potersi sostituire a Dio»: il cardinale Angelo Scola, nella sua visita all'istituto Palazzolo ha voluto ricordare il binomio fra carità e competenza.«Opere come queste - ha spiegato l'arcivescovo di Milano -sono imponenti per la capacità di adeguarsi alle migliori tecnologie nel condividere il bisogno, ma sono anche preziose nel ricordare a tutta la realtà del mondo della sanità e alla ricerca e alla tecnologiache vi si connette qual è la strada di un' intelligenza critica, di un equilibrio». E la strada è «quella di non pretendersi dei». «Certamente - ha aggiunto - le frontiere della ricerca devono stare sempre aperte a 360 gradi, ma il ricercatore deve essere consapevole di non doversi, di non potersi sostituire a Dio che deve per questo fare spazio a Dio nel modo di concepire la sua ricerca ad effettivo servizio dell'uomo. Gesù non ha fatto tanti discorsi sulla sofferenza e sulla morte. L'ha presa sulle spalle, l'ha condivisa. Ha preso sulle spalle il nostro peccato, ha vinto il peccato». Posti come l' istituto della fondazione Don Gnocchi, secondo il cardinale, sono «luoghi benedetti che esprimono non solamente la verità dell'esperienza ecclesiale ma nello stesso tempo sono fattori indicativi per la rivisitazione di una società civile in cui la civiltà non sia solo una parola».«In un momento di crisi, in cui diverse regioni del globo sono attanagliate dalla fame - ha sottolineato l'arcivescovo - ci sono giapponesi e americani che investono miliardi nel tentativo di sconfiggere definitivamente la morte, di trasformar il patrimonio genetico dell'uomo per renderlo immortale e mi sembra un pò un delirio». E da questi "deliri di onnipotenza" ci si preserva ricordando che «Dio è Dio».
Ormai è una tradizione la visita natalizia dell'arcivescovo di Milano all' istituto Palazzolo. Si è trattato della prima volta per il cardinale Scola, che questa mattina ha celebrato la messa nella chiesa interna alla struttura, che i malati non in grado di muoversi hanno potuto ascoltare con l'interfono. A loro, Scola ha chiesto di essere «lieti» offrendo «i sacrifici e le sofferenze» come ha fatto Gesù: «se siamo in questo atteggiamento - ha assicurato - la letizia cresce». Il cardinale ha poi visitato alcuni reparti, salutando pazienti e operatori sanitari. Il presidente della fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari, gli ha disegnato un quadro delle attività all'estero e in Italia (dove ci sono fra l'altro 30 centri di riabilitazione e rsa), dicendo che ora, con i tagli alla sanità decisi dal governo «siamo in una bufera». «Questo - ha concluso il cardinale Scola - è un patrimonio di amore che rende credibile la Chiesa in un mondo che spesso è preconcetto, a causa anche degli errori degli uomini di Chiesa. Non ci sono solo pregiudizi».
Giacomo Galeazzi - La Stampa
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