venerdì 19 ottobre 2012

Anche la dimensione del corpo influenza quella del cervello

Confronto tra un cervello umano e uno di gorilla (© Dan McCoy - Rainbow/Science Faction/Corbis)


L’aumento delle dimensioni del cervello rispetto al corpo è generalmente interpretato come l’esito della pressione selettiva sulle capacità cognitive. L’analisi di centinaia di specie di pipistrelli, primati e carnivori mette ora in luce l’importanza delle variazioni delle dimensioni corporee, su cui spesso la selezione naturale ha agito in modo ancora più significativo (red)




Non è stato solo lo sviluppo delle capacità neuronali a spingere l’evoluzione del cervello verso un volume maggiore, culminata con il raffinato encefalo dell’uomo. Se si guarda alle altre specie, sono determinanti anche le variazioni della massa corporea, secondo un gruppo di biologi evoluzionisti dello University College di Londra, che firmano un articolo sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

La variazione delle dimensioni del cervello è comunemente interpretata come il risultato della selezione naturale sulla capacità neuronale. Il cervello di grandi dimensioni associato ad abilità cognitive avanzate distingue infatti gli esseri umani anche dai primati a loro più vicini dal punto di vista evolutivo. Tuttavia, in questo quadro teorico si ignora il fatto che la grandezza relativa del cervello è legata anche a un'altra variabile fortemente adattativa: le dimensioni del corpo.
Un altro dato fondamentale è che il cervello umano non è il più voluminoso in assoluto ma solo rispetto alla massa corporea: proprio il discostarsi da un valore medio di questo rapporto nei taxa più strettamente imparentati è stato indicato come uno dei fattori che hanno influenzato maggiormente l'intelligenza umana.

Ma per stabilire una coevoluzione di due tratti specifici, argomentano Jeroen B. Smaers e colleghi, occorre adottare una prospettiva molto più ampia. Ed è quello che hanno fatto, analizzando tre ordini di mammiferi il cui corpo ha subito differenti pressioni selettive a causa delle differenze nel tipo di locomozione che hanno evoluto: i pipistrelli (volo), primati (principalmente arboricoli) e carnivori (principalmente terrestri), di cui sono state studiate sia specie moderne sia registrazioni fossili.

Una volta raccolti i dati, sono state analizzate tutte le possibili combinazioni dei due tratti, modellizzandone poi le variazioni lungo i singoli rami filogenetici. Si è così arrivati a concludere che le dimensioni cerebrali, le dimensioni corporee e il loro rapporto, nonché i loro tassi di sviluppo, variano notevolmente nei diversi ordini e nei diversi sottogruppi.

Nel corso di milioni di anni, la maggior parte degli animali ha aumentato le dimensioni corporee più velocemente di quelle del cervello, con l'eccezione dei pipistrelli. Le dimensioni del corpo dei pipistrelli sono infatti diminuite molto più velocemente di quelle cerebrali, la cui grandezza relativa quindi è aumentata.

Per quanto riguarda i primati, la riduzione delle dimensioni cerebrali ha superato di poco in velocità quella del corpo. L’evoluzione dei carnivori ha preso una piega ancora diversa, con cambiamenti generalmente associati in modo più stretto al corpo invece che allo sviluppo del cervello e delle capacità cognitive.

In definitiva, concludono Smaers e colleghi, considerate queste differenze, l’interpretazione predominante delle dimensioni relative del cervello come effetto della pressione selettiva sull'intelligenza nasconde l'influenza della selezione sulle dimensioni corporee, spesso più significativa.

http://www.lescienze.it/news/2012/10/18/news/dimensioni_cervello_corpo_evoluzione_encefalizzazione-1314540/