Sequestrato materiale negli uffici di alcuni vescovi. Il portavoce di un presule: "Non abbiamo nulla da nascondere”
Nuove perquisizioni della polizia belga nell’inchiesta sui presunti abusi commessi dai preti a danno di minori. Secondo quanto riferito dai media locali, gli agenti, su mandato della magistratura nell’ambito dell’«Operazione calice», hanno sequestrato materiale negli uffici dell’arcivescovo di Malin-Bruxelles ed in quelli dei vescovi di Anversa e Hasselt. «Stiamo cercando dossier personali riguardanti alcuni prelati i cui nomi sono stati citati nelle dichiarazioni delle vittime», ha spiegato, citata dall’agenzia di stampa Belga, Lieve Pellens, portavoce dell’Ufficio della procura federale belga, sottolineando che l’operazione è «ad una fase importante».
La portavoce ha poi voluto chiarire che da parte della Chiesa cattolica - a differenza di quanto successe nel giugno del 2010, quando il Vaticano accusò le autorità belghe di comportarsi «peggio dei comunisti» - «c’è stata piena cooperazione, tutto è avvenuto in modo legale». «Non abbiamo nulla da nascondere», ha tenuto a sottolineare Clem Vande Broek, portavoce del vescovo di Hasselt.
Nelle settimane scorse, una commissione interna istituita dalla Chiesa cattolica belga ha rivelato di aver ricevuto circa 500 denunce di abusi sui minori - tra loro persino un bambino di due anni - da parte dei preti. Alcuni di questi reati sarebbero stati commessi negli anni Sessanta e dunque sarebbero caduti in prescrizione, ma il mese scorso la Chiesa belga si è comunque detta pronta a pagare un risarcimento alle vittime tra i 2.500 ed i 25mila euro.