Si può essere fedeli della Chiesa di Roma e al contempo proclamarsi a favore della pena di morte? Un’ inchiesta sulla progressiva evoluzione della teologia cattolica al riguardo.
Alessandro Speciale - Roma.
Cattolico e favorevole alla pena di morte: sembrerebbe un paradosso eppure – diversamente dal caso di chi è favorevole alla legalizzazione dell' aborto – sono in molti, soprattutto sull' altra sponda dell' Oceano Atlantico,
Alessandro Speciale - Roma.
Cattolico e favorevole alla pena di morte: sembrerebbe un paradosso eppure – diversamente dal caso di chi è favorevole alla legalizzazione dell' aborto – sono in molti, soprattutto sull' altra sponda dell' Oceano Atlantico,
a sostenere pubblicamente la pena capitale proclamando allo stesso tempo la propria fedeltà alla Chiesa di Roma.
È il caso, per fare un esempio, del favorito alla nomination come candidato repubblicano alla Casa Bianca, il neo-convertito al cattolicesimo Newt Gingrich, che vorrebbe addirittura allargare il numero dei reati per cui è possibile ricorrere al boia, includendo anche gli spacciatori di droga.
Ma gli spazi per posizioni di questo genere sembrano destinati a restringersi sempre di più, dopo che nelle ultime settimane papa Benedetto XVI è intervenuto con chiarezza in sostegno di chi chiede l' abolizione definitiva della pena capitale.
Ad avere l'eco più forte sono state le parole rivolte dal pontefice ai partecipanti di un'iniziativa promossa a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio, lo scorso 30 novembre: “Questo evento – ha detto in quell'occasione - incoraggi le iniziative politiche e legislative, promosse in un crescente numero di Paesi, per eliminare la pena di morte e per rafforzare il progresso raggiunto nel conformare la legge penale sia alla dignità umana dei detenuti sia ad un efficace mantenimento dell'ordine pubblico”.
Ma forse ancora più significativo è quanto scritto dal papa in un passaggio finora poco notato dell'esortazione apostolica Africae Munus, pubblicata il 19 novembre: “Attiro l’attenzione dei responsabili della società sulla necessità di fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale”.
Ma forse ancora più significativo è quanto scritto dal papa in un passaggio finora poco notato dell'esortazione apostolica Africae Munus, pubblicata il 19 novembre: “Attiro l’attenzione dei responsabili della società sulla necessità di fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale”.
Secondo studiosi ed esperti cattolici consultati da Vatican Insider, tra le righe di questi due pronunciamenti si può leggere un cambio di passo della dottrina cattolica sulla pena di morte. Questa, come espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica al paragrafo 2267, spiega che “l'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani”.
Per volontà di Giovanni Paolo II, che aveva già affrontato la questione nella sua enciclica Evangelium Vitae, il Catechismo mette però in chiaro che lo 'spiraglio' lasciato aperto ai sostenitori della pena capitale è veramente minuscolo: “Oggi, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo 'sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti'”.
Adesso, secondo il gesuita padre Ján Ďačok, prelato teologo della Penitenzieria Apostolica vaticana e docente di teologia morale all'Università Gregoriana, Benedetto XVI ha posto la questione in termini nuovi: “In questo campo assistiamo a un processo evolutivo”, spiega.
Si tratta di un'evoluzione duplice: papa Ratzinger non solo “chiede la collaborazione” di politici e leader della società per l’abolizione della pena capitale, ma allo stesso tempo preme “per la riforma del sistema penale. Le iniziative in ambedue le direzioni mirano a un maggiore rispetto della dignità umana dei detenuti ed esse, sicuramente, sono i segni della speranza”.
Della stessa opinione anche padre Robert Gahl, docente di Etica Fondamentale all'Università della Santa Croce e membro della prelatura dell' Opus Dei: “Vedo due sviluppi nelle recenti parole del papa. Prima di tutto, una esortazione vigorosa ai politici affinché aboliscano la pena di morte. Poi, l'enfasi sulla promozione di una giustizia 'riparativa', in contrasto con la preminenza data in passato a quella 'retributiva'”. Lo scopo della pena, insomma, deve essere la riparazione del danno fatto, anche con il concorso del colpevole, piuttosto che una semplice 'vendetta' amministrata dallo Stato per conto delle vittime.
Che dire quindi di quei politici che si proclamano cattolici, lottano contro l'aborto ma poi difendono la pena di morte? Per padre Ďačok, non ci sono dubbi: “Non si può essere in favore della dignità solo di alcuni e nello stesso tempo contro la dignità di altri. È necessario essere coerenti. Altrimenti, si rischia una schizofrenia intellettuale e morale. I compromessi possono portare solo a una crescente spirale di caos”.
Per il gesuita, la pena capitale “non può essere considerata come legittima difesa da parte della società”: sarebbe giustificabile come “reazione immediata all’aggressione violenta” - un caso classico è quello dell'assalto di pirati in mare aperto – ma la pena di morte “voluta, pianificata, progettata per un’aggressione già passata ... assume il carattere di vendetta”.
Quindi, conclude padre Ďačok, piuttosto che cercare giustificazioni “più umano e più cristiano è, dunque, fare tutto il possibile contro la pena di morte”.
Secondo i due esperti, di fronte alla pena di morte, la teologia cattolica ha mostrato una progressiva evoluzione, con un approfondimento della comprensione che ha portato a formulazioni sempre più chiare nel corso degli anni.
Quindi, conclude padre Ďačok, piuttosto che cercare giustificazioni “più umano e più cristiano è, dunque, fare tutto il possibile contro la pena di morte”.
Secondo i due esperti, di fronte alla pena di morte, la teologia cattolica ha mostrato una progressiva evoluzione, con un approfondimento della comprensione che ha portato a formulazioni sempre più chiare nel corso degli anni.
E potrebbe non essere finita qui: secondo padre Gahl, “non dovremmo sorprenderci se ci fossero nuovi sviluppi nella dottrina e nella sua applicazione durante questo pontificato - sempre, naturalmente, in continuità con la tradizione”. D'altra parte, un commentatore cattolico inglese si è già chiesto perché la Chiesa non si decide ad affermare chiaramente che “il progetto divino per l'umanità richiede l'abolizione della pena di morte”.
Ma già oggi, in Polonia, le recenti parole del papa non hanno mancato di provocare reazioni indignate tra chi si professa a gran voce cattolico. E se il cattolico Gingrich dovesse uscire in testa dai primi round delle primarie repubblicane negli Usa, la questione potrebbe diventare scottante anche Oltreoceano.
Sicuramente, è quello che si augurano a Sant'Egidio: le prese di posizione di papa Ratzinger, dice a Vatican Insider Stefano Argentino, sono un “invito ad un ripensamento per quei cattolici, che, specie negli Stati Uniti, in base ad una cultura peculiare e tradizionale, nutrono ancora dubbi sulla legittimità religiosa di rigettare l' uso della pena di morte”.
Sicuramente, è quello che si augurano a Sant'Egidio: le prese di posizione di papa Ratzinger, dice a Vatican Insider Stefano Argentino, sono un “invito ad un ripensamento per quei cattolici, che, specie negli Stati Uniti, in base ad una cultura peculiare e tradizionale, nutrono ancora dubbi sulla legittimità religiosa di rigettare l' uso della pena di morte”.