Il cristianesimo toglie il valore educativo alla festività di origine pagana.
L' origine della Befana e dell' epifania è connessa alle tradizioni agrarie pagane relative all' anno trascorso e ormai pronto a rinascere come nuovo. Rappresenta la conclusione delle festività che intercorrono durante la fase del solstizio invernale, anticamente festeggiato come Sol Invictus o, per esteso, Deus Sol Invictus , oggi con il Natale.
L' origine della Befana e dell' epifania è connessa alle tradizioni agrarie pagane relative all' anno trascorso e ormai pronto a rinascere come nuovo. Rappresenta la conclusione delle festività che intercorrono durante la fase del solstizio invernale, anticamente festeggiato come Sol Invictus o, per esteso, Deus Sol Invictus , oggi con il Natale.
L' aspetto della Befana raffigura l' anno vecchio (una volta davvero concluso) espresso della veneranda età e gli abiti logori che indossa. I doni assumono con la befana un valore propiziatorio per il nuovo anno, un buon inizio con dolci bontà e ogni possibile squisitezza, ovviamente destinati come nelle migliori tradizioni ai bambini meritevoli, a quelli che invece si comportarono male, solo carbone per spronarli a essere più meritevoli nell'anno nuovo.
La befana à fortemente legata alla mitologia germanica, Holda e Berchta, sono la personificazione della natura invernale. Nella Roma antica si svolgeva all'inizio dell' anno una grande festa in onore di Giano più volte condannata dalla Chiesa la festività prese poi il nome di Notte di San Silvestro, non diversamente da oggi la festa proseguiva in onore di Strenia cui durante il periodo ci si scambiavano doni. Proprio alla dea romana si deve l' usanza delle strenne o strenne natalizie, regali che è d' uso fare o ricevere nel periodo natalizio. Usanza che si perde nella notte dei tempi, la mitologia riferisce che Romolo una volta costruite le mura della città ricevette, in segno di gioia e di prosperità dai suoi amici un fascio di rami verdi, tagliati dal vicino bosco dedicato a Strenia, la dea della potenza e della fortuna. Commosso per l' omaggio, Romolo volle che il gesto augurale venisse rinnovato ogni anno alle calende di gennaio, cioè nel primo giorno del mese, cominciarono ad offrirsi a vicenda ramoscelli sacri di alloro e ulivo, aggiungendovi doni di fichi e mele con l'augurio che l'anno in arrivo potesse essere dolce come quei frutti.
Tradizione che continua quasi inalterata anche ai giorni nostri soprattutto a seguito dell' opera di "romanizzazione" della penisola in epoca fascista, che incoraggià la distribuzione dei regali a nome della Befana, spodestando la versione cristianizzata che vedeva i Re Magi diretti a Betlemme per portare i doni a Gesà Bambino e chiedere informazioni a una vecchia per ritrovare la strada smarrita che, pentita di non essersi recata con loro al cospetto di Gesù Bambino, dopo aver preparato un cesto di dolci si mise a cercarli fermandosi in ogni casa che incontrava sul suo cammino, donando dolciumi ai bambini nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo portando regali a tutti i bambini, per farsi perdonare di non aver accompagnato i Re Magi, perdendosi così l'occasione di vedere il dio fatto bambino.
Nuovamente la Chiesa trova il modo di convertire una festività pagana che esisteva dalla notte dei tempi di Roma, circa settecento anni prima della venuta al mondo del presunto messia, ma la Befana salva in sè tutta la paganità che l'ha generata riportando il folklore dei piccoli villaggi rurali e agricoli che, nel dire l'addio al vecchio anno attraverso la sua figura, si auguravano un nuovo anno più ricco e prosperoso in attesa che la vita nei campi riprendesse finito l' inverno, e i meritevoli potessero nell' attesa mangiare i frutti lasciati in dono dal vecchio anno grazie al duro lavoro dei campi; mentre per gli altri rimane solo il carbone, utile per scaldarsi dal freddo invernale.
Nella festività c'à quindi la traccia della favola educativa di Esopo (ca 620 a.C. ca 560 a.C.) - la Cicala e la Formica -, chi nulla mai da nulla ottiene dunque. Valore pagano molto più elevato di quello cristiano in cui è il pentimento futile e fine a se stesso di aver perso un' occasione e non il merito ad essere preso in considerazione.
Loris Modena