Quando l'uomo ha iniziato a misurare il tempo? Secondo un recente rinvenimento archeologico effettuato nella regione dell'Aberdeenshire, migliaia di anni prima di quanto si credesse.
Un gruppo di archeologi britannici sostiene di aver portato alla luce il più antico strumento utilizzato dagli uomini preistorici per misurare il tempo: la scoperta risale al 2004 ma soltanto esami recenti approfonditi hanno confermato la natura di quello che potrebbe essere il calendario più “datato” tra quelli giunti nelle nostre mani. Nell’ambito di scavi condotti in un campo nei pressi di Crathes Castle, nella regione dell’Aberdeenshire, venne infatti ritrovata una serie di dodici buche allineate che, agli occhi dei ricercatori, sembravano riprodurre le fasi del nostro satellite, tracciando una sorta di calendario lunare: ora, gli studiosi della University of Birmingham ritengono che l’insolita struttura sarebbe il frutto del lavoro dei cacciatori-raccoglitori che vissero in quel territorio circa 10.000 anni fa e che, con quel rudimentale sistema di buche, scoprirono come misurare il tempo e le stagioni, attraverso i cambiamenti nel cielo della Luna. L’annuncio del ritrovamento è stato reso pubblico in un articolo della rivista Internet Archaeology.
Il “calendario” risalente al mesolitico conterebbe molti più anni di quella che fino ad ora si credeva la più antica prova archeologica della diffusione dell’idea di tempo presso i nostri progenitori: precedentemente, infatti, tale testimonianza era stata riscontrata soltanto nel Medio Oriente, per la precisione in quella Mesopotamia dove una delle grandi civiltà del passato mosse i propri passi. La capacità di concettualizzare e computare il tempo costituisce, in effetti, una delle più importanti conquiste del genere umano, ragion per cui la questione relativa alla “creazione” e alla nascita del tempo presso le popolazioni primitive è da sempre un punto critico per comprendere al meglio come determinate società si svilupparono. Ora questo ritrovamento suggerisce come già le società di cacciatori-raccoglitori avessero, quanto meno in Scozia, sia la necessità sia la capacità di tracciare il percorso del tempo lungo l’anno, con tanto di stagioni ben segnalate.
«Per le comunità di cacciatori-raccoglitori della preistoria, conoscere i periodi dell’anno in cui le risorse alimentari erano disponibili poteva rivelarsi cruciale per la sopravvivenza. Tali comunità contavano fortemente sulle migrazioni degli animali da cacciare e la possibilità che questi eventi sfuggissero alla loro osservazione poteva diventare un fattore di rischio per le carestie. Avevano bisogno di essere attenti alle stagioni per esser pronti quando quelle che erano le loro principali risorse transitavano nei paraggi, ragion per cui da questa prospettiva, la nostra interpretazione del sito come di un calendario stagionale ha molto senso» ha spiegato il dottor Christopher Gaffney della University of Bradford. La questione del computo del tempo sarebbe diventata fondamentale soprattutto nelle fasi successive, quando le comunità iniziarono a stabilirsi e a conoscere le tecniche di allevamento e, soprattutto, di coltivazioni, ancor più strettamente connesse agli andamenti stagionali: ma, per questi uomini che impararono a distinguere i mesi lunari e le stagioni, l’epoca dell’agricoltura era ancora lontana.
di Nadia Vitali
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