Blog Laicità Contro
mercoledì 16 gennaio 2013
Le smentite (con punto di domanda) al meteorite con la vita
Sono state trovate delle diatomee fossilizate in un meteorite? L’articolo pubblicato su Journal of Cosmology ha aperto un dibattito tra adetti ai lavori: si tratta di una ricerca seria e impeccabile? Le sue conclusioni sono così definitive come vorrebbero gli autori?
Ecco un’analisi delle principali critiche alla ricerca e le domande ancora aperte. Trattandosi infatti di una possibile scoperta molto importante c’è bisogno di prove evidenti e di verifiche indipendenti.
Bene, l’assalto al lavoro di N. C. Wickramasinghe e colleghi sulla scoperta di un meteorite - che Focus ha dato in questo e in quest’altro post riportando il lavoro del ricercatore – secondo il quale esso contiene delle diatomee e quindi vita già molto sviluppata, è iniziato. I ricercatori inglesi e indiani, secondo le accuse, hanno preso una grossa cantonata (scambiando una roccia terrestre per un meteorite), oppure, e sarebbe di una gravità immane, hanno in modo fraudolento raccontato una storiaccia.
Le critiche da Bad Astronomy
La critica più forte arriva dal sito Bad Astronomy dove Phil Plait astronomo, divulgatore e conferenziere ha fatto analizzare le immagini (le immagini non il campione) ad un collega biologo, il quale gli ha confermato che quanto appare nelle foto sono realmente delle diatomee, ma, secondo il biologo, non fossilizzate . E quindi non avrebbero viaggiato nello spazio per lungo tempo. Ma quel che è peggio secondo Plait, è il fatto che il meteorite che viene riportato nella fotografia non è un meteorite, ma semplicemente una roccia presa a caso (o volutamente?) nell’area dello Sri Lanka dove è caduto realmente un meteorite e su quella roccia è stata montata la “falsa ricerca”.
A sostegno di ciò l’articolo dice che il meteorite si sbriciola troppo facilmente per essere tale e che la roccia non è una condrite carboniosa perché le condriti mostrano sempre delle condrule, ossia delle inclusione rotondeggianti di olivina.
L’olivina poi, trovata dai ricercatori può essere presente in molti tipi di rocce e quindi non è un elemento probante.
Ma non solo: Wickramasinghe è anche il referente della rivista su cui la ricerca è stata pubblicata e quindi ha giocato in casa, senza sottoporre la ricerca a nessun altro se non a lui stesso.
Errore o bugia colossale?
Tutto ok? Wickramasinghe è proprio un asino, al punto tale da aver scambiato un “sasso” qualunque con un meteorite. Ma allora l’Università di Buckingham cosa se lo tiene a fare un simile ricercatore? Ignorante o falsificatore. E stessa cosa vale per i suoi colleghi.
Finisce qui la storia? No, per il sottoscritto no. Da alcuni anni mi occupo di meteoriti e posso assicurare che ci sono condriti carboniose dove trovare le condrule è davvero difficile. E non tutti i campioni ne mostrano a decine come viene mostrato nell’immagine di Bad Astronomy. Secondo, non tutte le meteoriti sono compatte (come sostiene Plait), assicuro che ve ne sono alcune alquanto friabili. Terzo, non me la sento come fa Plait di dare a Wickramasinghe dell’ignorante o dell’ingannatore (sia chiaro non lo scrive esplicitamente, ma le sue conclusioni portano a tale argomentazione) semplicemente analizzando il lavoro e non il campione.
Dubbi ne ho, ma non conclusioni
Ci si chiederà: ma il sottoscritto non ha dubbi? Si ne ho, eccome. Queste sono le domande che farei a Wickramasinghe:
1) Una condrite è un oggetto molto antico, ossia precedente la formazione dei pianeti o al più del periodo della loro nascita. Come è possibile che al suo interno vi sia un organismo così sviluppato? E’ arrivato da altro sistema solare?
2) Le condriti di solito sono rocce che hanno subito un riscaldamento, come è possibile che si siano preservate delle diatomee?
3) Siamo sicuri che quel meteorite sia una condrite o non è un’altra roccia (ad esempio un basalto)?
4) Siamo sicuri che, nel caso in cui non fosse una condrite, non sia arrivata da Marte?
Ho chiesto a Wickramasinghe se è possibile avere un campione di quel meteorite da sottoporre al microscopio SEM del Museo di Storia Naturale di Milano (dove collaboro) e avere una conferma alla sua scoperta o meno. Stiamo a vedere. La partita non è finita. Ma se lo fosse perché ha ragione Plait sarebbe davvero uno smacco per la scienza, non tanto per il risultato errato (succede di sbagliare), ma per il modo con il quale si è sbagliato.