1876: Alfred Russel Wallace delinea in una mappa la distribuzione degli animali sulla Terra. Ora una nuova ricerca aggiorna l'opera del naturalista inglese – che non disponeva degli strumenti della filogenetica – confermando la maggior parte delle sue intuizioni
di Roberta Fulci
Un censimento del mondo degli animali, così come sono distribuiti sui cinque continenti: ci pensò per la prima volta Alfred Russel Wallace, lo scienziato che contemporaneamente a Darwin immaginò la teoria dell'evoluzione. Nel 1876, Wallace pubblicò in due volumi The geographical distribution of animals; with a study of the relations of living and extinct faunas as elucidating the past changes of the Earth's surface. Oggi un team internazionale di ricercatori, guidato da Ben Holt e Jean Philippe Lessard, ha aggiornato la mappa del naturalista inglese.
La nuova mappa, apparsa su "Science", fa il punto sulla posizione geografica e la parentela reciproca di 21.037 specie. Gli strumenti della genetica hanno permesso di arricchire il panorama proposto da Wallace con mezzi che ai suoi tempi non esistevano. Oltre a considerazioni tassonomiche, Wallace stesso aveva disegnato la sua mappa anche in base alle parentele ancestrali tra le specie. Le stesure successive non ne hanno più tenuto conto fino a oggi. Ma la relazione tra i diversi animali, spiegano Holt e Lessard, è essenziale per raggrupparli in modo il più possibile oggettivo.
La mappa di Wallace, disegnata in base ai dati raccolti prevalentemente su mammiferi, ripartiva il mondo in sei diverse aree zoogeografiche, corrispondenti all'incirca ai continenti. Il nuovo planisfero di Lessard e Holt raffina la suddivisione in undici aree, composte a loro volta da un totale di venti regioni distinte. La relazione filogenetica è stata stimata per anfibi, uccelli e mammiferi non marini. La principale novità rispetto alla mappa di Wallace è che l'area Paleartica, tradizionalmente corrispondente al continente eurasiatico, si
spinge fino a contenere la parte settentrionale del Nord America. I vertebrati che popolano la Siberia, infatti, sono risultati filogeneticamente più simili ad alcune specie americane che ad altre che abitano l'area Paleartica. Le stime, inoltre, suggeriscono che l'area Saharo-Araba sia un'area di transizione tra quella Afrotropicale e quella Cino-Giapponese. Alcune isole a est del Borneo, come Sulawesi, che per Wallace erano parte dell'area australiana (in giallo nella mappa in alto), secondo i rilievi di Lessard e Holt sono contenute nella regione Orientale (in giallo nella mappa in basso).
Ma come si fa a stabilire quanto un animale è simile a un altro? Holt e Lessard hanno quantificato la differenza tra le specie con una vera e propria misura (pairwise phylogenetic beta diversity metrics, pβ). Questo indice, che ha consentito la suddivisione nelle venti regioni, ha anche permesso di stabilire numericamente fino a che punto la popolazione animale di ogni regione sia "esclusiva", ovvero quanto le caratteristiche degli animali che abitano una certa area si avvicinino ad essere uniche. Con tanto di classifica finale: l'Australia, con una pβ media di 0,68, è l'area con i vertebrati "più unici", seguita dal Madagascar (0,63).
Queste cifre sono il risultato di confronti effettuati anche separatamente per anfibi, mammiferi e uccelli. I mammiferi sono la classe più varia tra quelle studiate: da soli danno luogo a 34 regioni, mentre sia uccelli sia anfibi ne generano solo 19. Curiosamente, le diversificazioni dei mammiferi e degli uccelli risultano correlate tra loro più fortemente rispetto a quella degli anfibi. Come osservano gli autori, questo dato, riscontrato anche nelle precedenti analisi zoogeografiche, può essere spiegato da una diversificazione precoce nella storia evolutiva degli anfibi rispetto alle altre due classi, o a una loro maggiore sensibilità alle condizioni ambientali.
Lo studio della distribuzione degli esseri viventi è propedeutico alla ricerca nel campo dell'ecologia, dell'evoluzione e della conservazione delle specie. Non è detto, ammettono gli autori, che i confini disegnati dalla nuova ricerca siano definitivi: potranno subire variazioni quando saranno disponibili i dati filogenetici su rettili, invertebrati e piante. Tuttavia l'introduzione di indici che descrivono numericamente la somiglianza tra le specie costituisce un approccio solido per ogni futuro approfondimento.
http://www.lescienze.it/news/2013/01/03/news/la_mappa_dei_vertebrati_da_wallace_a_oggi-1440414/