lunedì 28 gennaio 2013

Cinquant'anni per catalogare tutte le specie del mondo

Cinquant'anni per catalogare tutte le specie del mondo
Linneo, il fondatore della tassonomia moderna. (© Bettmann/CORBIS)


Una nuova analisi suggerisce che le specie attualmente viventi si aggirino sui 5 milioni, molte meno di quanto finora pensato, sia per la presenza di molti “doppioni” fra i due milioni circa di specie finora descritte, sia perché le dimensioni di alcuni serbatoi di specie nuove sono stati ridimensionati. Questo alimenta la speranza che sia possibile identificarle prima che molte cadano nell'oblio dell'estinzione (red)



Con un po' di sforzo - e svariate centinaia di milioni di dollari all'anno - la maggior parte delle specie animali e vegetali potrebbe essere identificata entro la metà del secolo. Ad affermarlo sono tre biologi delle Università di Auckland, di Oxford e della Griffith University a Sidney, che in un articolo a prima firma Mark Costello pubblicato su “Science” contestano la preoccupazione che la maggioranza delle specie ancora da scoprire siano destinate a cadere nell'oblio perché si estingueranno prima che sia possibile descriverle.

Secondo gli autori, all'origine di questa visione pessimistica vi sarebbero due preconcetti: il primo relativo al numero di specie viventi e il secondo al numero di tassonomisti che si dedicano alla loro descrizione.
Le stime relative alle specie da scoprire operano delle estrapolazioni basate sul ritmo delle scoperta all'anno e il numero di specie conosciute, che secondo il “Catalogue of Life”, l'indice più completo delle specie viventi note, sarebbero al momento poco più di 1,3 milioni. Tuttavia, osservano Costello e colleghi, per quanto nella compilazione di questo catalogo si sia cercato di eliminare i sinonimi - le specie involontariamente descritte e battezzate più volte - una più attenta revisione degli elenchi rivela che i doppioni sono molto più diffusi di quanto si pensi, interessando in media almeno il 20 per cento delle specie, con punte dell'80 per cento fra alcuni generi di alghe e perfino di pesci d'acqua dolce. Sulla base di questa e altre considerazioni i ricercatori
arrivano a stimare il numero di specie esistenti in circa cinque milioni (± 3 milioni), molte meno cioè dei 30-100 milioni ipotizzati sulla base di estrapolazioni sulla ricchezza della vita nelle profondità oceaniche e delle specie di insetti che alla luce dei più recenti studi appaiono improbabili.

Quanto ai tassonomisti – osservano i ricercatori – solitamente ci si affida alla “sensazione” che sia un'attività fuori moda, che interessa a pochi, ma se è vero che sono diminuiti nei paesi occidentali, non è così per il Sud America e l'Asia, dove sono in aumento. Inoltre, sta aumentando il numero di dilettanti che, grazie anche alla disponibilità di risorse in rete, stanno tornando a svolgere un lavoro significativo, proprio come era avvenuto fra il XVII e il XIX secolo.
Più complessa è la valutazione del tassi di estinzione, che secondo alcuni ricercatori arriverebbero addirittura al 5 per cento all'anno, ma che Costello e collaboratori stimano invece nel'uno per cento annuo e forse anche inferiore.

"La sovrastima del numero di specie sulla Terra è controproducente perché può far pensare che i tentativi di scoprire e conservare la biodiversità sia senza speranza", spiega Costello. "Il nostro lavoro suggerisce che è ben lungi dall'essere così. Siamo convinti che solo con un modesto aumento dello sforzo nella tassonomia e la conservazione, la maggior parte delle specie potrebbe essere scoperto e protetto dall'estinzione."

Per riuscire nell'impresa, che comunque resta estremamente ardua – concludono i ricercatori – sarebbe necessario un sostegno da parte dei governi di tutto il mondo alle attività di ricerca e descrizione delle specie e di formazione di nuovi tassonomisti, con un impegno che Costello quantifica in una cifra oscillante fra i 500 milioni e il miliardo di dollari all'anno.

http://www.lescienze.it/news/2013/01/26/news/biodiversit_tassonomia_estinzione-1476255/